Politica e Sanità
30 Settembre 2014Dopo il via libera ministeriale alla produzione di farmaci a base di cannabis alcuni pazienti con dolore cronico o in chemioterapia o in terapia del dolore, denunciano poca disponibilità dei medici a prescriverli. A dirlo è il consigliere regionale dell'Emilia Romagna Franco Grillini ma da Bologna arriva la risposta dei medici: «Non mi sono pervenute segnalazioni di medici che non prescrivono farmaci a base di cannabis» dice Gianfranco Pizza leader dell'Ordine provinciale dei medici «ma ove vi fossero invito l'onorevole Grillini a mettersi in contatto con me perché provvederemo insieme a fare azione di informazione sull'efficacia, comprovata, di queste molecole. Ci sono disposizioni legislative precise e vanno rispettate». Grillini è promotore della legge che in Emilia Romagna, decima regione in Italia, dallo scorso luglio rende concedibili i preparati attivi della cannabis e paventa una resistenza generale tra i medici su questi antidolorifici, pur ammessi dallo stato e da leggi regionali. Ha presentato un'interrogazione all'Assemblea legislativa emiliana che si discute in questi giorni. «Dietro il "no" - dice Grillini- c'è temo non solo un ragionamento clinico sull'efficacia, ma di volta in volta scarsa formazione, o ancora paura di prescrivere senza saperlo cannabis a uso ricreativo». E aggiunge: «La domanda di cura è ampia più di quanto non si pensi. In Colorado l'afflusso nei negozi dopo la legalizzazione della vendita della cannabis si deve nel 70% dei casi a malati che chiedono una terapia». Malgrado dal 2007 Livia Turco allora ministro della Salute abbia iscritto dronabidol e Thc come adiuvanti per la terapia del dolore, «in 7 anni in Emilia Romagna sono stati trattati solo 30 pazienti».
Chi non ha accesso alle terapie deve rivolgersi all'estero, anche se nel 2013 il ministero Balduzzi ha allargato la concedibilità a carico Ssn a tutti i derivati della cannabis. Da allora nove regioni hanno legiferato in modo che le loro farmacie acquistassero i principi. «In Emilia Romagna ci eravamo mossi già nel 2011 con una mia proposta- dice Grillini - ma ci sono voluti tre anni per approvarla malgrado siano previste precauzioni: la terapia inizia nelle strutture del servizio sanitario regionale, è imposto un piano terapeutico a tutela dei pazienti; ogni tre anni un report fa il punto su spesa sostenuta ed efficacia di somministrazione di questi medicinali. A fronte di ciò, possono prescrivere non solo i palliativisti ma anche i medici di famiglia, e del resto sarebbe un paradosso aver aperto nel 2010 alla ricetta del mmg per gli oppiacei e "chiudere" sui cannabinoidi, che non danno dipendenza. Ora credo che non solo il Ssr ma anche l'Ordine dei Medici debba dare un impulso ai piani di formazione previsti dalla legge». Pizza ribadisce che Grillini ha ragione: «L'Ordine dei Medici di Bologna non vede controindicazioni nel farsi parte promotrice di una seduta di formazione continua dedicata alla prescrizione di cannabinoidi. Più che paura delle conseguenze di una prescrizione impropria, forse in questa fase la perplessità dei medici attenga a lacune su come e dove si possa procurare la terapia. Vediamo di risolvere insieme i problemi».
Mauro Miserendino
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