«La diversificazione dell'offerta professionale e dei prodotti, da contrapporre alle politiche distributive delle catene di farmacie, da parte di imprenditori liberi dai condizionamenti della filiera, è la sola ricetta in grado di garantire l'applicazione di una sana concorrenza». Ne sono convinti i relatori del disegno di legge al Senato a prima firma di Elena Fattori (M5s) che ha appena iniziato il suo iter parlamentare in commissione Sanità a Palazzo Madama. A scorrere i 13 articoli che compongono il testo, il cui esame, dopo l'introduzione della relatrice Bianconi (Ncd) è stato rinviato, si avverte un progetto di deregulation del settore della vendita dei farmaci che di certo non sarà molto gradito ai titolari di farmacia. Basta, a dare l'idea, la relazione illustrativa al ddl, nella quale si legge come «questo modello organizzativo, opposto al precedente che si reggeva sull'assunto "una farmacia-un farmacista" può reggere solo se si completa la riforma con un contro bilanciamento che preveda il superamento dell'attuale contingentamento numerico delle farmacie». In sostanza gli articoli dal 2 al 7 stabiliscono un'organizzazione del servizio farmaceutico basato sia sulle farmacie convenzionate con il Servizio sanitario nazionale sia su quelle non convenzionate, costituite dagli esercizi commerciali rientranti nella nozione di esercizi di vicinato. Presso le farmacie non convenzionate possono essere dispensati tutti i medicinali distribuibili tramite le farmacie convenzionate, sempre che i medesimi non siano prescritti dal medico sul ricettario del Servizio sanitario nazionale. Secondo il progetto di legge le due tipologie di distribuzione «non possono intersecarsi anche dal punto di vista della proprietà», ma è aggiunta la condizione che siano estesi gli obblighi in materia di controlli e farmaco-vigilanza, già previsti per le farmacie convenzionate, alle non convenzionate. Il testo si sofferma poi sulla direzione degli esercizi di vicinato che deve essere affidata a un farmacista, sulla presenza del laboratorio galenico e di un'insegna a croce di colore arancione, che distingua dall'insegna a croce verde delle farmacie convenzionate. A completare il quadro, i promotori dell'iniziativa ricordano come la riforma sia «in linea con quanto già applicato nei paesi europei come Regno Unito e Germania» e sia stata sollecitata «più volte» anche dall' «dall'Antitrust». Il ddl si sofferma anche sui fatturati sottolineando come «il fatturato globale del mercato farmaceutico in Italia ammonta a 19,6 miliardi di euro. Di questi, ben 17,4 miliardi riguardano farmaci con prescrizione medica (fascia A e fascia C) mentre i restanti 2,2 miliardi sono imputati ai farmaci da banco. Dei 17,4 miliardi afferenti ai farmaci di fascia A e C, circa l'80% è rappresentato dai farmaci a carico del Ssn, mentre la spesa del restante 20% è pari a 3,2 miliardi di euro ed è data da quella parte di acquisti sostenuti direttamente dai cittadini».
Marco Malagutti
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