Politica e Sanità
13 Novembre 2014Lo scorso 1° novembre è entrata in vigore, in Francia, una norma che impone al titolare di un'impresa, o al detentore della maggioranza della partecipazione, di informarne i dipendenti dell'intenzione di cedere l'azienda, affinché questi possano fare un'offerta d'acquisto.
La notizia è stata riportata anche da Le Quotidien du Pharmacien con riferimento alla cessione di farmacia o di quote di maggioranza nella società di gestione. La nuova normativa (Loi 2014-856 du 31 juillet 2014 - Dispositions facilitant la transmission d'entreprises à leurs salariés) va a integrare la legge sul lavoro (Code du travail) ed è applicabile prevalentemente alle società di capitali. In Italia una simile disposizione non è presente, e tantomeno si potrebbe applicare alle farmacie che non possono essere gestite tramite società di capitali, ma solo di persone. La disposizione francese - è bene precisare - non è nemmeno assimilabile al diritto di prelazione perché impone alla proprietà solamente l'obbligo di informare i dipendenti, almeno due mesi prima della cessione e a pena di nullità del trasferimento, i quali possono presentare un'offerta che però non è vincolante per il cedente. Su base generale il principio è assolutamente condivisibile perché renderebbe più trasparente il rapporto proprietà/dipendenti e, forse, allenterebbe alcune tensioni sociali. Sono altresì salvaguardate le particolari condizioni, alle quali la norma non si applica, in caso di successione, scioglimento del matrimonio o cessione ad un congiunto, ad un ascendente o ad un discendente. Tornando alla farmacia, ed in particolare a quella italiana, la novità introdotta in Francia potrebbe, con tutti gli aggiustamenti del caso, trovare applicazione in caso di revisione dell'assetto proprietario della farmacia italiana, che però dovrebbe garantire il mantenimento del principio che vuole la farmacia al farmacista, garantendo a questo, sempre e comunque, la maggioranza della proprietà e quindi la direzione tecnico/organizzativa della struttura.
Maurizio Cini
Università degli studi di Bologna
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