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Politica e Sanità

19 Novembre 2014

Ricette lasciate in farmacia. Orlandi: vietate e contrarie ad atto professionale


«Dove va la sanità se viene meno il contatto diretto tra paziente e medico nella fase di prescrizione del farmaco? Se viene meno l'atto del medico o anche l'atto del farmacista?». La riflessione arriva da Alfredo Orlandi, presidente Sunifar, che interviene sulla nota del Garante della Privacy relativa alle modalità di gestione della consegna delle ricette in assenza del paziente, che avrebbe creato confusione sulla possibilità di trasmetterle dall'ambulatorio medico alla farmacia. Possibilità negata anche dal presidente delle rurali: «Da dove nasca la frase del Garante della privacy secondo cui le ricette possono essere lasciate dal medico in farmacia non è chiaro ma lo ribadisco: non c'è nessun via libera a tale trasmissibilità, sia pure in busta chiusa, che rimane cosa non solo vietata ma in alcun modo auspicabile. Sarebbe una situazione che non consideriamo positiva, ne va della tutela del paziente e della professionalità in primis del medico ma anche del farmacista. Trattare nella maniera sottesa alla nota del Garante la ricetta sarebbe come equipararla alla lista della spesa. Allora tanto vale che venga spedita per posta». Un conto quindi è consegnare la ricetta a persone delegate dal paziente perché impossibilitato a muoversi, «un conto è lasciarla in balia di tutti e tutto. In tema di sanità, non c'è solo la questione dei dati sensibili, le cure hanno un valore che va oltre. Credo che nella terapia farmacologica sia necessario un contatto diretto medico-paziente nella fase di prescrizione e paziente-farmacista nella fase poi di consegna e di consiglio sul medicinale. Il paziente deve essere seguito, la presa in carico del paziente nasce da qui. D'altra parte si parla tanto di compliance e di aderenza alla terapia anche in termini di diminuzione dei ricoveri: dove andiamo se si spersonalizza in questo modo l'atto medico e l'atto del farmacista?». E non è nemmeno una questione di «andare incontro alle esigenze di pazienti che abitano in zone disagiate: la legge impone determinati orari di ambulatorio e di apertura delle farmacie. All'interno di questi orari, per il paziente» o un suo delegato «è possibile reperire la ricetta dal medico. Poi il paziente deve avere la libertà di scegliere la farmacia in cui andare». E in merito alla ricetta dematerializzata, «ci tengo a sottolineare che ha le stesse regole e limiti di quella rossa. Così, in presenza del promemoria, questo, allo stesso modo, deve andare dal medico al paziente».

Francesca Giani

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