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Politica e Sanità

21 Novembre 2014

Cochrane: compliance ferma a metà pazienti. A farmacisti ruolo di supervisione


Solo la metà dei pazienti assume i farmaci secondo le modalità prescritte: lo indica una revisione sistematica della letteratura pubblicata sulla Cochrane Library. Gli autori hanno esaminato 182 studi che hanno adottato diversi approcci per migliorare l'aderenza terapeutica, senza però riuscire a stabilire quale strategia garantisca i risultati migliori. I trial scontavano infatti notevoli carenze metodologiche e la loro analisi ha solo permesso di confermare che la compliance è un problema reale e molto diffuso, che interessa, appunto, circa il 50% dei pazienti. Anche in Italia è in corso una sperimentazione sul tema con la Medicine use review (Mur) ed è coordinata da Francesco Rastrelli, presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Brescia che, in attesa dei risultati, ci ha dato il suo parere su quello che può essere il ruolo del farmacista nell'affrontare il problema. «Tra i temi oggi più discussi sui tavoli della sanità - dice Rastrelli - c'è l'appropriatezza delle cure e a questa è riconducibile anche l'aderenza alle terapie. In quest'ottica il farmacista di comunità può avere un suo ruolo, che non prevarica quello del medico, che resta la figura preposta a effettuare la diagnosi, la terapia e la prognosi. Però oggi si parla sempre più spesso di pharmaceutical care: un nuovo servizio cognitivo che affianca il farmacista al medico per offrirgli un contributo rispetto alle competenze farmaceutiche e farmacologiche». È in questo contesto che l'assistenza farmaceutica più moderna non si ferma alla dispensazione: «oggi sappiamo che è molto importante l'effetto sanitario del farmaco e il farmacista può svolgere un'attività di supervisione, che va maggiormente codificata e organizzata, per fare in modo che il paziente sfrutti appieno le proprietà del farmaco, utilizzandolo nel modo più corretto, secondo le modalità e nel periodo prescritto». Il tutto, secondo Rastrelli si riassume nel concetto di presa in carico del paziente, in quanto l'effetto sanitario del farmaco è importante e occorre che ne vengano sfruttate al meglio le potenzialità farmacologiche dopo che è stato dispensato».

Renato Torlaschi

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