Fitoterapia
14 Febbraio 2025La forma farmaceutica conta anche in fitoterapia, proprio come accade con i farmaci di sintesi. Ecco perché è fondamentale per l’efficacia dei rimedi naturali
Quando si parla di fitoterapia, spesso si tende a pensare che qualsiasi forma di assunzione di una pianta medicinale sia efficace. In realtà, proprio come accade con i farmaci di sintesi, la forma farmaceutica influisce notevolmente sulla biodisponibilità e l’efficacia dei principi attivi. Il metodo di estrazione e somministrazione può determinare il successo o il fallimento di un trattamento naturale.
Un esempio emblematico è la Valeriana (Valeriana officinalis), utilizzata per le sue proprietà sedative e ansiolitiche. Molti preparano un infuso con le radici, ma questa modalità non è ottimale: l’infusione con acqua calda causa la perdita dei valepotriati, composti responsabili dell’effetto ansiolitico, oltre a ridurre la concentrazione di oli essenziali, che contribuiscono all’azione rilassante e ipnoinducente. Per questo motivo, la forma più indicata per sfruttare al meglio le proprietà della valeriana è l’estratto secco titolato o la tintura madre, che preservano i principi attivi nella loro forma più efficace.
Un altro esempio riguarda le piante ricche di mucillagini, come Malva (Malva sylvestris) o Altea (Althaea officinalis). Le mucillagini di queste piante hanno proprietà lenitive e antinfiammatorie utili per la mucose, ma alcune sono molto sensibili al calore. Se sottoposte a ebollizione, si degradano perdendo la loro efficacia. Per questo motivo, queste droghe devono essere estratte con macerazione a freddo, lasciandole in acqua a temperatura ambiente per diverse ore, permettendo così la fuoriuscita delle mucillagini senza alterarle.
Discorso leggermente diverso per i semi di Lino (Linum usitatissimum): le loro mucillagini si estraggono sia a freddo che a caldo, ma l’acqua calda (non bollente) accelera l’estrazione e favorisce la formazione di un gel più denso, utile per la protezione delle mucose gastriche e intestinali. Un tempo di usava applicare sul petto un cataplasma di semi di lino per sciogliere i muchi dei pazienti affetti da bronchite.
Un’altra pianta il cui utilizzo corretto dipende dalla forma farmaceutica è la Calendula (Calendula officinalis). Se impiegata per le sue proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie, la tintura madre o l’oleolito risultano più efficaci rispetto all’infuso, poiché i flavonoidi e i triterpeni responsabili dell’azione lenitiva si estraggono meglio in alcool o olio piuttosto che in acqua calda.
Anche la Liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è un caso interessante: le sue radici contengono glicirrizina, un principio attivo ad azione antinfiammatoria e gastroprotettiva. Se utilizzata in decotto, la sua estrazione è efficace, ma in caso di ipertensione è preferibile impiegare estratti privi di glicirrizina per evitare effetti collaterali.
Questi esempi dimostrano quanto sia importante scegliere la forma di preparazione più adatta per ottenere il massimo beneficio dalle piante officinali. Quando si utilizzano rimedi fitoterapici, è sempre consigliabile affidarsi a un professionista della salute, come il farmacista, per ricevere indicazioni sulla forma farmaceutica più appropriata e sulle modalità di assunzione corrette.
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