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Industria farmaceutica

22 Aprile 2025

Appello Big Pharma a Commissione UE: tasse Usa e dazi spingono investimenti fuori dall'Europa

Le aziende farmaceutiche globali, tra cui Pfizer, Eli Lilly e AstraZeneca, hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per chiedere misure urgenti di aiuto. Le aziende segnalano uno svantaggio competitivo in Europa rispetto agli Stati Uniti

di Cristoforo Zervos


Appello Big Pharma a Commissione UE: tasse Usa e dazi spingono investimenti fuori dall'Europa

La richiesta di sostegno alla Commissione Europea si intreccia con gli investimenti miliardari negli USA, spinti – secondo i CEO del settore – più dalle agevolazioni fiscali che dai dazi. Quasi tre dozzine di aziende farmaceutiche globali, tra cui Pfizer, Eli Lilly e AstraZeneca, hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per chiedere misure urgenti che aiutino a mantenere le loro attività nell’Unione Europea, come riportato da diversi quotidiani economici ed agenzie.

Trasferimento di produzione e ricerca negli Usa

L’appello arriva mentre si fa sempre più concreta la prospettiva di nuovi dazi statunitensi sulle importazioni di farmaci, annunciati dal presidente Trump. Le aziende segnalano uno svantaggio competitivo in Europa rispetto agli Stati Uniti, dove i prezzi dei medicinali risultano in media doppi rispetto a quelli praticati in diversi Paesi europei. Le aziende hanno anche sottolineato l’urgenza di una semplificazione normativa, in particolare sulle sperimentazioni cliniche che oggi richiedono procedure distinte in più Stati membri, e criticano la futura introduzione di una tassa per il trattamento dei microinquinanti presenti nelle acque reflue.

Il timore del settore è che l’inasprimento delle politiche commerciali USA possa accelerare il trasferimento della produzione e della ricerca farmaceutica oltre Atlantico. Nella lettera, le aziende ricordano di aver già sostenuto integralmente (per dieci anni) i costi legati all’innovazione farmaceutica e chiedono che l’UE preveda misure di aiuto e compensazione.

Un segnale in questa direzione è già evidente: il mese scorso Johnson & Johnson ha annunciato un piano da 55 miliardi di dollari in progetti di capitale negli Stati Uniti, incluso un impianto biotech da 2 miliardi in North Carolina. Impegni simili sono stati resi noti da Novartis (23 miliardi), Eli Lilly (27 miliardi) e Merck & Co. (8 miliardi). Secondo gli osservatori, tali investimenti sono in parte spinti dalla strategia dell’amministrazione USA di rilocalizzare la produzione, in un contesto di incertezza commerciale dovuto alle oscillazioni annunciate nei dazi globali. 

Serve nuova politica fiscale

Ma non sono soltanto i dazi annunciati dall’amministrazione Trump che stanno spingendo Big Pharma a rafforzare la propria presenza industriale negli Stati Uniti, quanto la riforma fiscale approvata durante il suo primo mandato. In una recente dichiarazione, il CEO di Johnson & Johnson, Joaquin Duato, ha spiegato che è stata proprio la Tax Cuts and Jobs Act del 2017 – che ha introdotto un’aliquota unica del 21% e un sistema fiscale territoriale – a incentivare l’espansione produttiva della sua azienda sul suolo americano.

“Se l’obiettivo è costruire capacità produttiva negli Stati Uniti, la risposta più efficace non sono i dazi, ma la politica fiscale”, ha dichiarato Duato durante la presentazione dei risultati del primo trimestre 2025. Il CEO ha inoltre aggiunto che, al completamento del piano di investimenti da 55 miliardi di dollari annunciato da J&J, praticamente tutti i farmaci avanzati destinati al mercato statunitense saranno prodotti nel Paese.

Una posizione condivisa anche dal CEO di Eli Lilly, Dave Ricks, che a febbraio ha dichiarato a CNBC che il maxi-investimento della sua azienda da 27 miliardi di dollari è stato favorito dalle politiche fiscali, ritenute essenziali per alimentare investimenti su larga scala.

Secondo Eurostat, nel 2023 l’export UE di prodotti farmaceutici e medicali verso gli Stati Uniti ha raggiunto i 90 miliardi di euro. Le aziende temono che, senza contromisure, queste catene di fornitura possano progressivamente spostarsi altrove. “Speriamo di lavorare insieme nelle prossime settimane – si legge nella lettera – affinché queste proposte diventino realtà, a beneficio dei pazienti europei e dello sviluppo economico delle nostre regioni.”

Fonte:

https://www.reuters.com/sustainability/boards-policy-regulation/european-pharma-companies-issue-demands-stay-eu-ahead-expected-us-tariffs-2025-04-15/?utm_source=Sailthru&utm_medium=Newsletter&utm_campaign=Health-Rounds&utm_term=041525&lctg=621f77e8ffdbe9392a016870

https://www.bioprocessintl.com/global-markets/want-to-support-us-manufacturing-it-s-tax-not-tariffs-says-j-j

TAG: AZIENDE FARMACEUTICHE, STATI UNITI, PHARMA, DAZI

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