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29 Luglio 2024

Laurea abilitante, gli impatti sull'ingresso nel lavoro. Attrattività della professione è nodo critico per i giovani farmacisti

Iniziano ad affacciarsi sul mondo del lavoro i primi neo laureati già abilitati alla professione di farmacista. L'opzione dove disponibile viene scelta dalla stragrande maggioranza degli studenti. Vladimiro Grieco, presidente Fenagifar, in una videointervista a Farmacista33: “Il periodo di carenza di personale: non sono rari i casi in cui i farmacisti trovano impiego ancora prima di laurearsi”

di Francesca Giani


Vladimiro Grieco

Da Milano, a Roma, a Trieste sono diversi i neo laureati usciti dalle recenti sessioni di laurea che, avendo optato per il percorso abilitante, risultano già abilitati alla professione. Una possibilità che, ove concessa, viene scelta dalla stragrande maggioranza degli studenti, in quanto permette di risparmiare, in alcuni casi, anche più mesi. Ma in riferimento all'impatto sull'ingresso nel mondo del lavoro, a pesare di più è «in realtà il periodo di carenza di personale: non sono rari i casi in cui i farmacisti trovano impiego ancora prima di laurearsi» spiega Vladimiro Grieco, presidente Fenagifar, in una videointervista a Farmacista33. 

Laurea abilitante: le prime sessioni. Rapidità di ingresso nel lavoro dipende da carenza personale

Chi ha optato per il percorso abilitante, spiega Grieco, «è già abilitato alla professione e pronto per esercitare», senza dover aspettare la data dell'esame di abilitazione. Tuttavia, «non rileviamo impatti significativi per quanto riguarda l'ingresso nel mondo del lavoro», mentre a pesare di più «è piuttosto il periodo di carenza di farmacisti. Stiamo notando infatti che gli studenti e i tirocinanti trovano impiego ancora prima della laurea e di essere abilitati». C'è una rapidità nel reperimento del primo posto di lavoro fino a qualche anno fa non pensabile. 



Tirocinio pratico valutativo e formazione sul campo: le aspettative

In generale, «siamo ancora all'inizio di questo percorso per poter apprezzare nel concreto i cambiamenti: in alcuni casi, le prime sessioni, per esempio all'università La Sapienza di Roma, si sono svolte a luglio», come anche all'Università degli Studi di Milano, mentre altre ce n'erano state nel periodo precedente. L'operatività della laurea abilitante, a ogni modo, varia da università a università.

A Milano per esempio è stata aperta a tutti gli iscritti la possibilità di optare per il percorso abilitante e, aveva fatto sapere Paola Minghetti in una intervista a Farmacista33, «la stragrande maggioranza degli studenti sta convergendo su questa tipologia, soprattutto per l'immediatezza nell'accesso alla professione. Non dovendo aspettare le date e i tempi dell'esame di abilitazione, si possono risparmiare anche sei mesi».

A ogni modo, «è ancora presto per fare un bilancio degli effetti» continua Grieco, «anche dal punto di vista del tirocinio pratico valutativo. Certamente, aver inserito tirocinio e esame di valutazione correlato all'interno del percorso di studi è sicuramente un elemento importante, che potrebbe permettere agli studenti una formazione realmente sul campo. La speranza ora è che i professionisti che escono dall'università siano sempre più pronti all'operatività al banco».

La percezione delle opportunità lavorative e l'appeal della professione per i giovani

Ma quale è la percezione delle possibilità di lavoro dei neo laureati e l'appeal esercitato dalla professione? «La laurea in Farmacia e Ctf offre oggi molte più opportunità e sbocchi lavorativi che in precedenza non c'erano: dal lavoro nella farmacia privata o pubblica, nel grande gruppo, nell'ambito ospedaliero, sino a quello nelle aziende o anche nell'insegnamento: oggi le possibilità sono davvero molteplici». 

Tuttavia, «tra i laureandi e i neo laureati la percezione che si raccoglie con sempre maggior frequenza è di una perdita di appeal della professione rispetto per esempio a una decina di anni fa. Non sono pochi infatti, da quello che avvertiamo, i neo laureati che affermano di non prendere in considerazione il lavoro in farmacia. Le ragioni sono quelle che più volte sono state segnalate all'interno della categoria: orari, turni faticosi, salari non allineati, per citarne alcuni». 

Alla luce di questa situazione, «penso che sia compito e dovere delle Istituzioni» e delle rappresentanze del comparto «cogliere questo campanello di allarme e rilanciare la professione al banco. Per esempio creando percorsi di crescita professionale e anche salariale che rendano tale strada più attrattiva. Oggi ,ci troviamo di fronte a una sfida che siamo chiamati a raccogliere».  

TAG: CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO (CCNL), FENAGIFAR

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