Covid-19 Fase 2. I cinque punti del piano del Ministero. Speranza: prepararci a convivere con virus
Nessuno pensi che da un giorno all'altro che sia tutto finito, non ci sono date, dobbiamo prepararci a convivere con il virus fino a quando non ci sarà un vaccino. Il piano in cinque punti del Ministero della Salute per la fase 2
Nessuno pensi di poter dire da un giorno all'altro che sia tutto finito, non ci sono date, dobbiamo prepararci a convivere con il virus con la massima prudenza fino a quando non ci sarà un vaccino. Questo il messaggio con cui il ministro della Salute Roberto Speranza ha lanciato il piano in cinque punti del Ministero per uscire dalla fase d'emergenza e dirigersi verso una progressiva ripresa. Ma per parlare di fase 2, ha ribadito il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, i dati sul sensibile calo del numero dei ricoveri, degli accessi in terapia intensiva e dei decessi per Covid-19 devono confermarsi.
Rallenta l'incremento, meno decessi meno ricoveri
Sono 91.246 i malati di coronavirus in Italia, 2.972 in più (+3,37%) rispetto a sabato, ma rallenta l'incremento del numero di vittime, in tutto 15.887. A far sperare, nonostante il pesante bilancio, è l'ultimo dato sui 525 decessi in un giorno (+3,42%). «È il numero più basso di deceduti dal 19 marzo ad oggi» commenta il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Continuano a diminuire, per il secondo giorno consecutivo, gli accessi in terapia intensiva. Sono 3.977 i malati in rianimazione, 17 in meno, mentre per la prima volta anche le cifre sui ricoverati con sintomi si riducono: ora sono 28.949 ovvero 61 in meno. Numeri meno confortanti sul nuovo aumento di guariti: 'solo' 819 in più per un totale di 21.815. «Se questi dati si confermano, dovremo cominciare a pensare alla fase 2», spiega il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro - Abbiamo vari indicatori e l'atteso è che nei prossimi giorni vedremo ancora questo trend diminuire».
Ministero della Salute: i cinque punti per la fase 2
Questi i cinque punti proposti dal ministero della salute per gestire la fase 2. 1. Protezione: distanziamento sociale e uso di mezzi di protezione sul lavoro fino alla definizione di cura e vaccino. 2. Potenziamento reti sanitarie locali: meno ospedalizzazione e più assistenza domiciliare per i non gravi. 3. Ospedali Covid: poli dedicati su tutto il territorio nazionale che tutelino anche gli altri malati. 4. Tamponi in massa: analisi anche con prelievo in macchina per una mappatura virale più capillare. 5. App: tracciamento dei contatti e telemedicina per mantenere il contatto diretto con il medico curante.
Le misure adottate sono efficaci
«Dobbiamo dire la verità. La situazione resta drammatica. L'emergenza non è finita. Il pericolo non è scampato. Ci aspettano mesi ancora difficili. Il nostro compito è creare le condizioni per convivere con questo virus. Ecco, il verbo giusto è convivere. Almeno fino a quando non avremo il vaccino o una cura». Così Speranza, torna ad invitare, in diverse uscite pubbliche sui mass media, al rispetto delle misure di contenimento, pur cominciando a tracciare gli scenari futuri di convivenza con il virus. Il messaggio accompagna la lettura dei nuovi dati che, sottolinea una nota del Ministero, "confermano l'efficacia delle misure di contenimento". Secondo quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, alla conferenza del 4 aprile, «senza le misure intraprese, uno studio autorevole ha definito che avremmo perso almeno 30mila vite. Quanto messo in atto è servito a contenere la diffusione epidemica e a ridurre il numero dei nostri concittadini deceduti e quelli costretti a ricorrere alla terapia intensiva. Il ministro Speranza - ha detto Locatelli - ha ricordato l'importanza di rispettare le norme di distanziamento sociale. Ma il sindaco di Milano ha sottolineato l'incremento degli spostamenti. Ognuno di noi deve avere dei comportamenti improntati al più alto senso di responsabilità individuale. È l'unico modo per onorare la memoria dei nostri concittadini che hanno perso la vita».
Prossimo obiettivo portare R con zero sotto uno
Il presidente del Css ha poi evidenziato come «in Italia centrale e meridionale c'è stata la capacità del sistema sanitario di contenere una crescita importante del numero di soggetti infetti. Non era scontato ottenere questo risultato. Il primo obiettivo - ha aggiunto - era abbassare R con zero per portarlo a uno, ossia ogni positivo ne contagia solo un altro. Questo obiettivo è stato raggiunto, ora vogliamo andare oltre, ancora di più ridurre questo dato e portarlo sotto uno, per avere l'evidenza che la diffusione epidemica nel Paese si è quantomeno assestata come incremento giornaliero, meglio ancora declina. Per un po' di mesi dovremo convivere con questa infezione, ovviamente l'obiettivo è ridurre sempre di più questo numero».
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A cura di Redazione Farmacista33
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