Obbligo green pass, criticità gestione tamponi. Proposte e ipotesi di intervento su prezzi e potenziamento
Alte le preoccupazioni per il rischio di disagi che si potrebbero generare con l'avvio dell'obbligo di Green Pass sul lavoro con un notevole aumento del fabbisogno settimanale stimato di tamponi rapidi
Sull'obbligo di Green Pass sul lavoro sono alte le preoccupazioni per il rischio di disagi, a tutti i livelli, che si potrebbero ingenerare. Dall'ultimo rapporto settimanale del Gimbe, in particolare, sono state sottolineate le ricadute sulle richieste di tamponi, già aumentate del 57,7% in un mese, che potrebbero determinare un notevole aumento del fabbisogno settimanale stimato. Sul tema si riaccende poi la discussione sul costo dei tamponi, con ipotesi di un ulteriore abbassamento del prezzo calmierato. Ma restano i timori sull'avanzamento delle vaccinazioni.
Richiesta tamponi aumenta del 57,7%, ma fabbisogno superiore di almeno 7 volte
Con la progressiva estensione del Green Pass, scrive il Gimbe nel suo Rapporto settimanale, «il numero dei tamponi antigenici rapidi è aumentato del 57,7% in un mese: la media mobile a 7 giorni è passata da 113 mila del 6 agosto a 178 mila il 7 settembre per poi stabilizzarsi tra 175mila e 185mila, documentando indirettamente l'esistenza di una fascia di popolazione non intenzionata a vaccinarsi. Viceversa, la media mobile a 7 giorni dei nuovi vaccinati, dai quasi 172 mila del 12 agosto è progressivamente calata fino a quota 54 mila il 10 ottobre». A ogni modo, in merito ai tamponi, «si tratta di numeri che dal 15 ottobre», da quando scatterà l'obbligo del Green Pass sul lavoro, «sono destinati ad aumentare»: sulla base dei dati relativi alle vaccinazioni e al tasso di occupazione, infatti, viene fatta una stima approssimativa «del fabbisogno settimanale di tamponi antigenici rapidi» che potrà esserci: «una cifra compresa tra 7,5 e 11,5 milioni, molto lontana dai 1,2 milioni effettuati nella settimana 6-12 ottobre». Per far fronte a tale aumento, è il commento di Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, «è urgente ampliare il numero di farmacie e altre strutture autorizzate che applichino il prezzo calmierato, nonché potenziare l'attività per aumentare il numero di tamponi». Per Cartabellotta a ogni modo la situazione apre anche ad altre riflessioni: a oggi, «si rischia il caos, con 3,8 milioni di lavoratori sprovvisti della certificazione verde». Le «proposte avanzate negli ultimi giorni, per ovviare alla situazione, oltre a non avere basi scientifiche, presentano rischi di tipo sia sanitario, sia medico-legale e assicurativo». Il riferimento, in particolare, è alle richieste di estendere la validità dei tamponi a 72 ore e di utilizzare i tamponi "fai da te", avanzata dalle regioni. Ma c'è soprattutto la questione della vaccinazione: «la "spinta gentile" del green pass non ha prodotto i risultati auspicati. Considerato che la certificazione verde viene rilasciata a 15 giorni dalla prima dose e vista l'imminente decorrenza dell'obbligo di green pass per i lavoratori, già da fine settembre doveva essere visibile una netta risalita dei nuovi vaccinati, ma così non è stato». Anzi: «Al 13 ottobre (aggiornamento ore 10.33) il 77,5% della popolazione (n. 45.896.082) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+402.786 rispetto alla settimana precedente) e il 73,3% (n. 43.455.924) ha completato il ciclo vaccinale (+534.900 rispetto alla settimana precedente). Nell'ultima settimana scende ancora il numero di somministrazioni (n. 1.040.938), con una media mobile a 7 giorni che sfiora 152mila somministrazioni/die. Per la seconda settimana consecutiva cala il numero di nuovi vaccinati: da 493mila a 378mila (-23,2%)».
Si riaccende discussione su ulteriore abbassamento prezzo tamponi
Intanto, continua la discussione relativa all'abbassamento del costo dei tamponi, su cui ieri è partita una ulteriore richiesta dalle sigle sindacali nazionali. «Abbiamo colto l'occasione per segnalare al governo la necessità di un forte abbassamento del costo del tampone» ha spiegato Maurizio Landini (Cgil), alle agenzie «ma anche che si potenzi il credito d'imposta per i servizi di sanificazione». «C'è un incontro in corso per verificare la possibilità di un ulteriore contenimento dei costi» ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. «Su questo piano il commissario Figliuolo ha già fatto un lavoro straordinario, perché ricordiamo che siamo già di fronte a prezzi calmierati. Se poi ci sono le condizioni per arrivare a un ulteriore contenimento dei costi, credo che possa essere valutato positivamente. Il governo ha scelto il vaccino per uscire da questa pandemia». Secondo quanto anticipano le agenzie, il tema potrebbe essere affrontato già nella cabina di regia che sarà convocata per oggi in vista del Consiglio dei ministri. Tra le ipotesi c'è quella di "sforbiciare ulteriormente il prezzo dei tamponi, già calmierati il mese scorso, con una possibile parziale deduzione", come riferisce l'Adnkronos.
Non convince gratuità tamponi. Slitta eliminazione green pass
Mentre sembra non trovare appoggio l'idea della gratuità dei tamponi se non eventualmente per determinate categorie: a intervenire è stato Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute: «con i tamponi gratuiti per tutti verrebbe meno l'impianto del Green pass», mentre «si può pensare di lavorare a una soluzione per alcune fasce precise della popolazione. Non c'è mezzo migliore della vaccinazione per proteggersi. Il tampone è sicuramente utile e sicuramente dà una fotografia di quel momento ma non previene la malattia e soprattutto, purtroppo, ha una durata breve, cioè anche se il tampone molecolare dura 72 ore, questo è correlato all'incubazione dell'eventuale malattia. Quindi non c'è nulla di meglio del vaccino». In merito alla durata green pass, per Sileri la tempistica per vederlo eliminato non sarà breve: «Siamo praticamente già arrivati al 100% delle riaperture. La progressione sarà questa: si riaprirà tutto al 100%, poi verrà tolto il distanziamento su tutto, poi verrà tolta la mascherina e poi vedremo il Green pass». Certo, «il Green pass rimarrà ancora per molto tempo, perché è chiaro che è l'ultima misura che consente, e lo vediamo dai numeri, di tenere l'Italia con una circolazione del virus molto bassa rispetto ad altri Paesi nord europei, dove oggi i contagi sono di più». Sul punto, nella giornata di ieri, da parte del premier Draghi è stato poi detto che se ne potrà parlare se verrà raggiunta la soglia chiave del 90% della popolazione vaccinata.
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