Evoluzione globale della farmacia della dispensazione: intervista a Acosta-Gómez (Fip)
Il settore farmaceutico è in una fase di profondo cambiamento legato a mutamenti istituzionali, sociali e di mercato
Il settore sanitario e, in particolare, quello farmaceutico sono in una fase di profondo cambiamento legato a mutamenti istituzionali, sociali e di mercato. Nell'emergenza pandemica di questi mesi, le carenze strutturali che affliggono i sistemi sanitari hanno chiamato la farmacia a diventare uno dei principali front office della salute per il cittadino, ridisegnando il proprio ruolo, non più solo in una logica di "dispensatrice del farmaco", ma in un contesto di presidio territoriale polifunzionale e di servizi resi alla collettività. Per approfondire questi temi, Ludovico Baldessin, Chief Business & Content Officer EDRA, ha intervistato Jaime Antonio Acosta Gómez, Community Pharmacy Section Secretary, International Pharmaceutical Federation (FIP).
Portatori di valore aggiunto nel primary care
Il segretario ha descritto il quadro sulla farmacia di comunità a livello internazionale: «Le situazioni variano molto da un contesto nazionale all'altro, ma i valori chiave riconosciuti universalmente al farmacista sono: la prossimità al paziente, la capillarità, l'accessibilità e la fiducia da parte del cittadino. Credo che a livello globale - afferma Acosta Gomez - ci stiamo spostando dal prodotto all'individuo. Siamo gli esperti del farmaco, ma portiamo valore aggiunto non solo sull'uso delle cure ma sul setting del primary care». In questo senso, per il segretario, in termini di servizi gli esempi più interessanti sono in Canada, UK, Australia e Stati Uniti. In particolare, in Canada, durante la pandemia, hanno funzionato in modo assai efficiente i servizi da remoto offerti dalle farmacie territoriali. È indubbio che i servizi di prossimità siano al centro del dibattito di tutti i Ssn: «Un esempio interessante - continua il segretario Fip - è stata la creazione in US di retail clinic, da parte di un grande gruppo, direttamente al fianco delle farmacie. Per questo sono stati investiti 5 miliardi solo quest'anno. Questa è una evoluzione diretta delle farmacie di comunità. Nei paesi in cui la regolamentazione lo consente, le farmacie stanno inserendo le figure di medici e infermieri direttamente in farmacia, per offrire al paziente la migliore risposta alle sue necessità di salute».
Oltre la dispensazione per migliorare gli outcome delle terapie
Inoltre, Acosta Gomez evidenzia quanto l'offerta di servizi sia differente nei vari paesi, anche per via delle peculiarità regolatorie. Nei paesi sviluppati si dà per scontato che i farmacisti possano garantire al paziente il farmaco giusto per le sue necessità, con una origine legale e autorizzata. Questo, ad esempio, è però un problema in altri paesi. «Si sta discutendo su come migliorare gli outcome delle terapie, perché limitarsi alla semplice vendita ormai non è più sufficiente. Il futuro del farmacista -spiega il segretario - non può più limitarsi al ruolo di dispensatore di prodotti, perché la farmacia può fare molto di più e l'invito alle autorità è quello di incrementare il ruolo del farmacista. Un chiaro esempio della nostra professionalità e competenza è stato dato durante la pandemia, quando durante il lockdown i pazienti non sapevano a chi rivolgersi, non solo per reperire i farmaci ma anche per il counselling. Il farmacista ha rappresentato un vero punto di riferimento, e questa è la dimostrazione di come sia possibile costituire per i SSN un punto chiave grazie a nuovi servizi per i pazienti e un nuovo supporto a tutto il sistema sanitario».
La pandemia ha trasformato ruolo del farmacista
«I pazienti - sottolinea - non dimenticheranno facilmente che il farmacista per molti mesi è stato l'unico che hanno sempre trovato disponibile. Questo ha trasformato il ruolo e ha richiesto adattamento da parte nostra. Per queste ragioni dobbiamo chiedere di più e invitare le autorità regolatorie e i nostri rappresentanti a riconoscerci uno spazio maggiore, perché dobbiamo innalzare il livello della nostra pratica quotidiana, non solo per rispondere a quello che i pazienti e la sanità attendono da noi, ma per la stessa sopravvivenza della nostra professione. Le cose sono cambiate infinitamente negli ultimi 20 anni: non possiamo limitarci a dispensare farmaci e consigli, dobbiamo fare di più. Occorre - conclude il segretario - abbracciare il cambiamento anche se a volte è difficile, perché ormai la professione è completamente cambiata. Bisogna pensare a lungo termine».
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A cura di Simona Zazzetta
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