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17 Marzo 2020

Farmaci antipertensione e rischio Covid, Sif fa chiarezza su interruzione o switch terapie


Da Sif chiarimenti sulle ipotesi contrastanti sui benefici/rischi associati ai farmaci anti-ipertensivi come porta di ingresso per il coronavirus (Sars-CoV2) nelle cellule bersaglio a livello polmonare

Sono state diffuse ipotesi contrastanti in merito ai potenziali benefici/rischi associati ai farmaci anti-ipertensivi che agiscono sul sistema renina-angiotensina, alla luce del coinvolgimento dell'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (Ace2) come porta di ingresso per il coronavirus (Sars-CoV2) nelle cellule bersaglio a livello polmonare.
Per fare chiarezza sul ruolo potenziale di tali farmaci ed in particolare sul presunto razionale di sostituire Ace-inibitori/sartani (antagonisti dei recettori dell'angiotensina II) con altri anti-ipertensivi, la Società italiana di farmacologia (Sif) ha emanato un documento informativo sull'uso di Ace-inibitori/sartani e infezione da Covid-19, a cura di Gianluca Trifirò, della Sezione di Farmacologia clinica della Sif e del Gruppo di lavoro cardiovascolare e metabolico della Sif.

Documento Sif su sull'uso di Ace-inibitori/sartani e Covid-19

«L'Ace2» si legge nel documento «è un'aminopeptidasi di membrana che gioca un ruolo molto importante a livello dei sistemi cardiovascolare e immunitario, in quanto è coinvolto nella regolazione dell'attività cardiaca e nello sviluppo di patologie croniche, quali ipertensione e diabete mellito. È stato dimostrato che Ace2, ampiamente espresso a livello cardiaco e polmonare, viene utilizzato dai coronavirus (Sars-CoV e Sars-CoV-2) per entrare nelle cellule bersaglio.
L'interazione tra l'Ace2 e la proteina "spike" dei coronavirus è stata studiata e individuata come un fattore chiave della trasmissibilità dei virus. Sars-CoV-2 infetta principalmente le cellule epiteliali alveolari, determinando importanti sintomi respiratori, che sono particolarmente gravi in soggetti affetti da patologie cardiovascolari. Studi in vitro hanno dimostrato che sia l'Ace-inibitore lisinopril che il sartano losartan possono aumentare significativamente l'espressione genica dell'Ace2 cardiaco (di 5 e 3 volte, rispettivamente)». Per tale motivo, si specifica, alcuni autori hanno suggerito di valutare attentamente i potenziali effetti e la sicurezza della terapia con Ace-inibitori/sartani in pazienti con infezione da Sars-CoV-2.

Studi a confronto

Dall'altro lato, prosegue Trifirò nel documento Sif, diversi studi condotti su Sars-CoV e verosimilmente estendibili anche a Sars-CoV-2, sembrano suggerire il contrario. È stato infatti dimostrato che il legame della proteina spike dei coronavirus al recettore Ace2 determina una down-regulation di Ace2. Ciò, a sua volta, determina un'eccessiva produzione di angiotensina a opera dell'enzima Ace. Questo fenomeno contribuisce al danno polmonare, in quanto la stimolazione dei recettori dell'angiotensina determina un aumento della permeabilità vascolare a livello polmonare. Dunque, una maggiore espressione di Ace2, conseguente al trattamento cronico soprattutto con sartani in pazienti affetti da Sars-CoV-2, potrebbe paradossalmente proteggerli da conseguenze polmonari gravi, piuttosto che metterli a rischio.
«Ad oggi non esistono evidenze scientifiche - derivate da studi clinici, in alcuna indicazione d'uso approvata [ipertensione, scompenso cardiaco, nefropatia glomerulare diabetica conclamata, prevenzione secondaria dopo infarto miocardico acuto] - sul fatto che sostituire l'Ace-inibitore o sartano con altro anti-ipertensivo (o viceversa) in pazienti ben controllati farmacologicamente sia associato a effetto protettivo o negativo verso l'infezione da Sars-CoV-2 e specificamente alla prognosi della malattia ad esso correlata (Covid-19)».
La Chongqing medical university - si rende noto - sta attualmente conducendo uno studio osservazionale retrospettivo che ha l'obiettivo di valutare le differenze cliniche tra i pazienti adulti ipertesi affetti da Covid-19 trattati con Ace-inibitori e quelli non trattati con Ace-inibitori. Questo studio sarà completato entro il 30 aprile 2020.

No a switch da terapie di consolidata efficacia

Pertanto, prosegue il documento Sif, «in attesa che nell'immediato futuro nuove evidenze scientifiche siano pubblicate, appare opportuno ricordare che eventuali switch tra differenti classi di anti-ipertensivi, che sono terapie efficaci e consolidate nella prevenzione e trattamento di malattie croniche quali ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, diabete e insufficienza renale, fatti allo stato attuale solo sulla base di ipotesi molecolari, verificate solo in vitro, espone una popolazione di pazienti estremamente fragili a un potenziale aumento di rischio di eventi avversi cardiovascolari quali ipertensione non controllata/ipotensione sintomatica e potenzialmente anche di aggravamento delle condizioni croniche sopra menzionate. In merito all'ipotesi di utilizzare farmaci Ace-inibitori e sartani anche in persone sane a fini profilattici, appare opportuno ricordare che tali farmaci vanno solo ed esclusivamente utilizzati per il trattamento delle patologie per cui vi è indicazione nella scheda tecnica dei farmaci. E inoltre non c'è nessuna prova definitiva sia biologica sia clinica che Ace-inibitori o sartani possano svolgere un ruolo protettivo nella Covid-19».

TAG: ANTIREUMATICI, SIF, COVID-19, SARS-COV-2

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