Proteine nella prima infanzia: la giusta dose e le diverse fonti
Un eccesso proteico nell'infanzia espone al rischio di obesità e sovrappeso in età adulta. Ecco le raccomandazioni di Sipps, la Società italiana di pediatria preventiva sociale per una corretta alimentazione proteica sin dai primi mesi
La questione proteica nella dieta della prima infanzia è un argomento molto studiato. Qual è la giusta dose nella dieta quotidiana in giovane età? Un lavoro molto citato di Rolland-Cachera et al del 1995 aveva ipotizzato a che un apporto elevato di proteine nella prima infanzia aumentasse la crescita con conseguenze metaboliche negative in età adulta. Il meccanismo si baserebbe sulla stimolazione da parte delle proteine dell'ormone della crescita (IGF-1, insulin like growth factor 1) che, in risposta, causerebbe un veloce aumento delle masse muscolari e della massa grassa. Studi epidemiologici successivi hanno confermato l'ipotesi. Una crescita rapida nella prima infanzia aumenta il rischio di sovrappeso e obesità più in là con gli anni.
Le proteine non sono tutte uguali
Le proteine, dopo l'acqua, costituiscono la parte maggiore dei tessuti; hanno una funzione prevalentemente plastica (servono per lo sviluppo, la conservazione e il ripristino delle cellule) e, in misura minore, forniscono energia. Le conseguenze di un'assunzione proteica eccessiva in giovanissima possono però portare a complicanze a livello renale, modifiche dell'appetito e obesità. «Le proteine non sono tutte uguali» ricorda inoltre Leo Venturelli, responsabile comunicazione Sipps. Una singola porzione di un alimento proteico di origine animale è in grado di soddisfare il fabbisogno dell'organismo (in termini proteici). Per raggiungere tale fabbisogno con sole proteine di origine vegetale è invece necessario combinare più fonti diverse: «Il classico consumo di pasta e fagioli è l'esempio principe di questo concetto: combinando le proteine dei legumi con i cereali la qualità proteica viene migliorata per via di una reciproca integrazione, permettendo di raggiungere il fabbisogno proteico ideale».
Dosi e fonti di proteine
Secondo Sipps, i bambini di età inferiore ai 3 anni non devono superare il 12% di apporto proteico giornaliero. Le categorie alimentari da cui attingere la fonte primaria proteica sono 5 - carne, uova, pesce, legumi, latte e derivati - così suddivise nella settimana: 4 porzioni di legumi, 4 di pesce, 1 uovo, 1 porzione di carne rossa, 2 porzioni di carne bianca e 2 porzioni di formaggio. Altre proteine, sebbene in quantità inferiore si ritrovano anche in frumento (quindi nella pasta), orzo, farro, avena, frutta secca, castagne, persino alcuni frutti e ortaggi. «È di estrema importanza consumare una sola fonte primaria di proteine ad ogni pasto - sottolinea Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps - da scegliere, dunque, tra legumi, carne, pesce, uova o latte e derivati, ma mai combinandole nello stesso pasto. Troppo spesso si eccede nel consumo di proteine senza rendersene conto, come nel caso del panino con formaggio e prosciutto. Le proteine svolgono un ruolo di base nel mantenimento di un buono stato di salute pertanto, nel rispetto generale di sane abitudini alimentari, la costante attenzione alla frequenza di rotazione consigliata delle fonti proteiche, unitamente al consumo di porzioni equilibrate, è in grado di preservare e promuovere la salute dei nostri bambini». L'indicazione prudenziale proposta dai Larn (Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana, 2014) per i bambini al di sotto dei 3 anni è quella di prevedere un apporto proteico quotidiano che si trovi all'interno del range 8-12% dell'energia totale e comunque perentoriamente al di sotto del 15% dell'energia totale giornaliera. «Dai 3 anni in poi, sulla base delle indicazioni del Larn - conclude Lisa Mariotti, nutrizionista pediatrica Dipartimento Medicina dell'infanzia e dell'età evolutiva Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, consulente nutrizionista Sipps - per l'apporto proteico, è bene rimanere nell'intervallo di riferimento 12-18% sulle calorie giornaliere. Il pericolo di un consumo eccessivo può portare a complicanze a livello renale, sovrappeso/obesità e modifiche dell'appetito".
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