Antibiotici negli allevamenti di animali: Report europeo smentisce rischi da consumo di carne
La resistenza agli antibiotici in Europa è un fenomeno monitorato da anni, perché l'uso massiccio di questi farmaci è indicato come il responsabile di una sempre maggiore resistenza batterica, con ricadute sanitarie importanti. Annualmente l'Unione europea emette un report in cui riporta i dati analizzati congiuntamente dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), presentandoli in una relazione sintetica.
I risultati del report: la multiresistenza in diminuzione
La resistenza è infatti un fenomeno che può svilupparsi nei batteri che sono sottoposti a pressione selettiva causata dall'uso massiccio di questi farmaci. Per molecole di interesse sanitario il problema diventa di salute pubblica, perché può favorire la diffusione di zoonosi, malattie infettive che vengono trasmesse tra gli animali e l'uomo e sono causate da batteri, virus, funghi e parassiti. L'ultima relazione ha fornito una panoramica dei principali risultati sulla resistenza antimicrobica per gli anni 2020-2021 in Salmonella spp., Campylobacter jejuni e Escherichia coli nell'uomo e negli animali da produzione alimentare (polli da carne, galline ovaiole e tacchini, suini da ingrasso e bovini di età inferiore a 1 anno) e delle relative carni. Per gli animali e le loro carni sono analizzati anche i dati sulla presenza di resistenza di batteri di E. coli produttori di beta-lattamasi, enzima che li rende resistente ad antibiotici di ultima generazione. Un aspetto interessante che emerge dall'ultimo report è proprio la ricerca della resistenza a più farmaci antimicrobici di importanza critica, una resistenza spesso riscontrata verso gli antimicrobici comunemente usati negli isolati di Salmonella spp. e Campylobacter che provenivano da esseri umani e da animali. I dati sono incoraggianti. La percentuale dei batteri multiresistenti a livello comunitario sembra in via di diminuzione proprio negli animali di allevamento, segno di esito positivo delle azioni di contenimento previste dalle normative sull'uso di queste sostanze. La riduzione di multiresistenza si è vista anche in Italia, in particolare per quanto riguarda proprio l'E. coli resistente ai farmaci di ultima generazione (- 27% e -50% nei polli da carne), cioè le cefalosporine di terza e quarta generazione, fra quelle più importanti disponibili.
Antibiotici nella carne in tavola: un falso mito
Ovviamente in un'ottica di approccio condiviso ed esteso (One Health) il problema riguarda tanto l'ambito sanitario e l'uso di questi farmaci per la salute umana, tanto quello zootecnico e in particolare la presenza di queste sostanze nella carne, come residuo di eventuali trattamenti sanitari sull'animale in allevamento. Qual è quindi l'ampiezza del problema quando si parla di sicurezza degli alimenti che portiamo in tavola? Secondo Antonia Ricci, Direttrice dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - IZSVe, ente che ha partecipato alla stesura del report europeo, la presenza di antibiotici nelle carni in vendita sarebbe un falso mito. "In realtà i residui che riscontriamo nelle nostre analisi sono a livelli irrisori" ha detto a Il Sole 24ore. L'uso di antibiotici in allevamento, in Italia, è monitorato da un sistema nazionale (Classyfarm) e va ricordato che per legge è vietato l'uso antibiotici come promotori della crescita per modulare la flora intestinale e aumentare la produttività. Inoltre, è previsto che l'animale possa essere macellato solo una volta trascorso il tempo necessario alla metabolizzazione del farmaco somministrato. "Uno dei compiti come Istituto Zooprofilattico - ha aggiunto Ricci - è proprio svolgere analisi a campione sui residui di antibiotici nelle carni".
Il miglioramento degli allevanti porta a meno malattie e antibiotici
Il dato relativo alla diminuzione di multiresistenza in E. coli e alla diminuzione di E. coli resistente alle cefalosporine fa ben sperare anche se sussistono molte differenze tra i paesi europei e in alcuni la tendenza alla diminuzione ancora non è stata rilevata. Al dato comunitario si contrappone la situazione nazionale: nel settore zootecnico italiano - riporta Il Sole 24 ore - c'è stata una diminuzione dell'uso di antibiotici stimata pari al 50%, in tutte le produzioni zootecniche che è andato di pari passo con il miglioramento delle condizioni di allevamento, strumento non unico ma efficace per ridurre le malattie fra gli animali, l'eventuale ricorso ai farmaci e quindi la diffusione di antibiotico resistenza di origine zootecnica.
Gli alimenti ultra-processati possono danneggiare la salute metabolica e riproduttiva, anche quando si rispettano le calorie giornaliere raccomandate. Lo dimostra un nuovo studio
I deficit di vitamina D e ferro sono comuni tra i bambini con disturbi dello spettro autistico indipendentemente dall’atteggiamento verso l’alimentazione. Essenziali le valutazioni di...
Le autorità sanitarie spagnole hanno diffuso diversi messaggi per allertare cittadini e operatori sanitari sui rischi dell’uso improprio degli integratori di vitamina D, in particolare se...
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, mostra che la supplementazione probiotica nei neonati pretermine con peso molto basso può ridurre la diffusione di geni di resistenza agli...
A cura di Paolo Levantino - Farmacista clinico
Resta aggiornato con noi!
La tua risorsa per news mediche, riferimenti clinici e formazione.
Dichiaro di aver letto e accetto le condizioni di privacy
Il webinar mostrerà ai farmacisti come implementare concretamente questo servizio, valorizzando il loro ruolo di presidio sanitario di prossimità e contribuendo alla diagnosi precoce di patologie cutanee. Attraverso esempi...
Le farmacie danno un contributo sempre più rilevante alla prevenzione cardiologica. Lo confermano gli ultimi dati forniti dai provider di servizi di telemedicina convenzionati con Federfarma....