Nutrizione
16 Maggio 2024La Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di raccogliere negli anni 2025, 2026 e 2027 i dati relativi alla presenza del nichel in alimenti e acqua per definire i nuovi livelli massimi di esposizione al composto
Il nichel è un elemento naturalmente presente nella crosta terrestre, quindi ampiamente diffuso e di fatto onnipresente nella biosfera. Prevedibile, dunque la presenza negli alimenti (ma va considerata anche l’origine antropica). Più volte di recente è stato al centro delle attenzioni delle Autorità europee che si occupano di sicurezza alimentare. A diverse riprese, infatti, è stata valutata l’esposizione dei cittadini, da cibo e acqua, a questo elemento.
Nel 2015 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), in un primo parere sui rischi per la salute pubblica connessi alla presenza di nichel negli alimenti e nell’acqua potabile (1), aveva individuato come effetto critico la tossicità per la riproduzione e lo sviluppo derivante dall’esposizione orale cronica all’elemento, mentre la reazione allergica e la riacutizzazione dell’eczema venivano indicati come effetti derivanti dall’esposizione acuta.
Nel 2020 ultima valutazione del rischio
Nel 2020, grazie alla raccolta di un maggior numero di dati sull’occorrenza del nichel negli alimenti ottenuti dai Paesi europei, il parere è stato aggiornato con una nuova valutazione del rischio (2), in cui si evidenziavano effetti sia cronici sia acuti. Considerando l’interruzione della gravidanza come effetto cronico critico, venne stata stabilita una dose giornaliera tollerabile (DGT) pari a 13 μg/kg di peso corporeo; dose superata nei bambini nella prima infanzia, nei bambini di età compresa tra 36 mesi e 10 anni e anche, in alcuni casi, nei lattanti. Sebbene l’interruzione della gravidanza non sia un effetto rilevante per le fasce d’età più giovani – evidenziava il parere - la DGT è il valore che può garantire anche da altri esiti importanti, come gli effetti neurotossici. L’Autorità confermo inoltre gli effetti acuti critici di reazioni di riacutizzazione dell’eczema che si manifestano sulla pelle delle persone sensibili al nichel e che riguardano circa il 15 % della popolazione. Il livello più basso a cui si osserva una reazione avversa è pari a 4,3 μg di nichel/kg di peso corporeo, valore che desta preoccupazione per quanti sono sensibili al nichel.
Per legge in vari alimenti sono stati definiti dei tenori massimi di contenuto di nichel (regolamento (UE) 2023/915) ma, ad oggi, secondo la Commissione questa mappatura non è completa. Per alcuni alimenti che contribuiscono in modo rilevante all’esposizione, i dati di occorrenza non sono sufficienti per permettere di definire dei tenori massimi appropriati. Allo scopo, dunque, di colmare la lacuna, con un provvedimento dello scorso 26 marzo (RACCOMANDAZIONE (UE) 2024/907 DELLA COMMISSIONE del 22 marzo 2024 relativa al monitoraggio del nichel negli alimenti) la Commissione ha chiesto agli Stati membri di raccogliere negli anni 2025, 2026 e 2027, in collaborazione con gli operatori del settore alimentare, e inviare i dati di occorrenza per tutta una serie di alimenti in modo da definire il loro contributo nella dieta. In particolare, sono presenti nella lista diverse specie di pesce e di altri prodotti ittici, soprattutto se utilizzati per la produzione di cibi per la prima infanzia. Inoltre il monitoraggio dovrebbe includere integratori alimentari, cioccolato, paste da spalmare contenenti cacao, creme da spalmare a base di frutta a guscio, semi di cacao, prodotti a base di cereali (in particolare cereali da colazione, fiocchi di cereali e prodotti di macinazione dell’avena), zuppe pronte al consumo, caffè, tè, ortaggi, alghe marine, semi oleosi, prodotti a base di soia, quali tofu e bevande a base di soia, legumi da granella, frutta a guscio, pesce e altri prodotti ittici. Non solo. Agli Stati membri è stato chiesto di acquisire le conoscenze per ridurre i tenori di nichel negli alimenti e che tali misure siano poi comunicate e promosse presso gli agricoltori e gli operatori del settore alimentare, in modo che entrino a far parte della serie di buone pratiche che dovrebbero contraddistinguere la produzione alimentare.
(1) Gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM), «Scientific Opinion on the risks to public health related to the presence of nickel in food and drinking water». EFSA Journal 2015;13(2):4002, https://efsa.onlinelibrary.wiley. com/doi/epdf/10.2903/j.efsa.2015.4002.
(2) Gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM), «Scientific Opinion on an update of the risk assessment of nickel in food and drinking water». EFSA Journal 2020;18(11):6268, https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/ 10.2903/j.efsa.2020.6268.
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