Integratori alimentari
02 Luglio 2025Uno studio clinico ha evidenziato gli effetti dell’integrazione di 2.000 Unità internazionali di Vitamina D assunti ogni giorno, per sei mesi, in associazione alla chemioterapia neoadiuvante
L’integrazione con basse dosi di vitamina D potrebbe offrire un’opzione terapeutica per migliorare la risposta alla chemioterapia neoadiuvante, nelle donne con tumore del seno. È la conclusione cui è arrivato un piccolo studio clinico, i cui risultati sono stati pubblicati su Nutrition and Cancer. La ricerca è stata condotta da un team della São Paulo State University, in Brasile, guidato da Michelle Sako Omodei.
La vitamina D è una vitamina liposolubile che in natura esiste in due forme principali: la vitamina D2 (ergocalciferolo), di origine vegetale, e la vitamina D3 (colecalciferolo), di origine animale. Questa sostanza, a differenza delle altre vitamine che l’organismo non può sintetizzare da solo, è prodotta in seguito all’esposizione della pelle alle radiazioni ultraviolette del Sole. La funzione principale e più nota della vitamina D è quella di favorire il processo di mineralizzazione dell’osso, aumentando l’assorbimento intestinale di fosforo e calcio e diminuendo l’escrezione di calcio nell’urina. Inoltre, la vitamina D contribuisce al buon funzionamento del sistema immunitario e ha la capacità di modulare la risposta infiammatoria.
L’assunzione giornaliera raccomandata è di 600 unità internazionali (UI) per le persone che non presentano carenza di vitamina D e di 800 UI per gli anziani, mentre i neonati dovrebbero assumerne 400 UI al giorno. Alimenti come alcuni tipi di pesce e tuorli d’uovo sono ricchi di vitamina D. Tuttavia, gli autori dello studio hanno osservato che è importante essere consapevoli che un eccesso di vitamina D potrebbe provocare sintomi come vomito, debolezza, dolori ossei e calcoli renali.
I ricercatori brasiliani hanno condotto uno studio clinico per valutare l’effetto dell’integrazione di vitamina D sul tasso di risposta patologica completa (pCR) nelle donne con tumore al seno sottoposte a chemioterapia neoadiuvante. Complessivamente, nell’indagine sono state prese in considerazione 80 donne di età pari o superiore a 45 anni che stavano iniziando il trattamento, divise in 2 gruppi: 40 sono state assegnate in modo casuale a ricevere 2000 UI di vitamina D al giorno, mentre le restanti 40 hanno ricevuto un placebo, per sei 6 mesi. I ricercatori hanno misurato i livelli di 25-idrossivitamina D [25(OH)D] nel sangue di tutti i partecipanti dopo la diagnosi di cancro al seno e nuovamente al termine della terapia neoadiuvante.
Entrambi i gruppi hanno mostrato evidenza di carenza di vitamina D all’inizio dello studio, con livelli medi di 25(OH)D di 19,6 ± 5,8 ng/mL nel gruppo vitamina D e 21 ± 7,9 ng/mL nel gruppo placebo. Dopo sei mesi, il gruppo trattato con vitamina D ha mostrato un aumento dei livelli di 25(OH)D a 28 ± 8,7 ng/mL rispetto ai 20,2 ± 6,1 ng/mL del gruppo placebo (p =0,03). Inoltre, il tasso di pCR è risultato notevolmente più elevato nelle donne che hanno ricevuto l’integrazione di vitamina D, pari al 43%, rispetto al 24% del gruppo placebo (p =0,04). Anche con un campione ridotto di partecipanti, dunque, è stato possibile osservare una differenza significativa nella risposta alla chemioterapia. E un’ulteriore analisi ha rilevato che le donne con livelli di 5(OH)D pari o superiori a 20 ng/mL avevano una probabilità 3,65 volte maggiore di raggiungere la pCR (odds ratio: 3,65, intervallo di confidenza al 95%: 1,09-12,8, p = 0,04).
Fonte
Omodei M. S. et al., Vitamin D supplementation improves pathological complete response in breast cancer patients undergoing neoadjuvant chemotherapy: a randomized clinical trial. Nutrition and Cancer (2025); doi: 10.1080/01635581.2025.2480854
Istituto Superiore di Sanità. Vitamina D. https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/v/vitamina-d#le-fonti-di-vitamina-d
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