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Sanità

01 Febbraio 2024

Ricerca e salute per la sostenibilità del sistema

Presentato a Roma il volume “2030 - La sostenibilità della salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e Ssn”, promosso da Fondazione Roche con il supporto di Edra 

di Giuseppe Tandoi


Ricerca e salute per la sostenibilità del sistema

«Ricerca e salute sono strettamente collegate, hanno entrambe un ruolo chiave nella sostenibilità del Paese. Con una popolazione sempre più anziana, una delle priorità è quella di fare ammalare le persone più tardi possibile. Occorre puntare sulla prevenzione ma servono investimenti, risorse umane adeguate e organizzazione. C’è anche un problema di flussi informativi: abbiamo molti dati ma spesso sono inutilizzabili ai fini della ricerca scientifica, ci sono norme europee che ci impediscono di analizzare grandi quantità di dati. Le criticità, a livello nazionale, riguardano le lungaggini burocratiche, le carenze dei comitati etici. Sul versante tecnologico c’è la necessità di governare le applicazioni dell’intelligenza artificiale. Giusto puntare sulla telemedicina ma è importante ancor prima la reingegnerizzazione dei percorsi di cura». La sintesi è di Roberta Siliquini, presidente della Siti (Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica), in apertura della serata dedicata, al Nobile Collegio Chimico-Farmaceutico di Roma, alla presentazione del volume “2030 - La sostenibilità della salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e Ssn”, promosso da Fondazione Roche con il supporto di Edra.  

Risorse finanziarie ma non solo

 «Grazie all’emergenza Covid ci siamo resi conto che la salute è una opportunità, un driver fondamentale non solo dal punto di vista economico. Garantisce benessere sociale, cure di avanguardia che riducono a lungo termine le spese del Ssn», spiega Francesco Saverio Mennini, direttore dell’Eehta-Ceis a Roma Tor Vergata. «Per molti anni, in particolare dal 2014 al 2020, la sanità pubblica è stata sottofinanziata. Con la pandemia c’è stato un notevole aumento degli investimenti e nel 2023 abbiamo avuto un incremento importante, in termini reali, del fondo sanitario. Alcune polemiche o critiche non sono giustificate: non ha senso parlare di aumento dei fondi stessi in rapporto all’inflazione, in quanto i prezzi dei farmaci Ssn sono concordati con lo Stato e gli stipendi del personale sanitario vincolati ai contratti collettivi. E tuttavia le risorse finanziarie da sole non bastano, c’è uno strumento fondamentale che manca dal 2006, un piano sanitario nazionale, su cui pare che il ministro Schillaci stia lavorando. I patti per la salute varati negli anni non sono la stessa cosa, non si capisce quali siano le priorità di intervento. Guardando al futuro, il Pnrr incentiva l’assistenza territoriale e quindi bisogna ragionare su modelli a rete tra tutti gli stakeholder, pazienti compresi. C’è poi la questione dei tempi medi di accesso ai farmaci, che sono, come media nazionale, di 430 giorni, ma poi sono molto diversi e disomogenei tra Regione e Regione. Infine, puntare sull’Health technology assessment) (Hta) come metodologia di valutazione delle tecnologie in ambito sanitario».

Un po’ più cruda l’analisi di Francesco Longo, direttore di Oasi del Cergas Bocconi, per il quale è arrivato il «tempo delle scelte». Il presupposto è che il nostro Servizio sanitario nazionale non potrà più avere il suo carattere di universalità: «A oggi in Italia ci sono 23 milioni di lavoratori e 14 milioni di pensionati, nel 2050 avremo 20 milioni di lavoratori e più o meno lo stesso numero di pensionati. Una situazione insostenibile a livello sociale e politico, la nostra demografia spiazza costantemente le spese per il welfare: oggi la spesa sanitaria pubblica si attesta sul 6,5% del Pil, più bassa di quella di altri Paesi europei avanzati. Siamo il terzo Paese più vecchio del mondo e le esigenze di welfare, non solo sanitario, continueranno ad aumentare. Cosa fare? Dobbiamo decidere se, nella sanità pubblica, privilegiare i cronici. Se ritardare ulteriormente l’età pensionabile. Se optare per una imposta di scopo, o aumentare i ticket sanitari. Misure queste ultime difficili da applicare in un Paese dove parlare di tasse non è vantaggioso a livello politico». La diagnosi è particolarmente severa: occorrono misure drastiche, e vanno prese in tempi brevi.      


Ricerca clinica, meno burocrazia

 Il tema del carico burocratico è presente anche nell’ambito della ricerca clinica, come ricorda Agostino Migone De Amicis, del Centro coordinamento nazionale Comitati etici: «La Spagna, che ha meno burocrazia, ci è passata davanti. C’è poi una questione più generale di applicazione sul territorio del Regolamento Ue 536/2014 e di disomogeneità tra i vari comitati etici. Ci vorrebbe un comitato etico nazionale». Il punto di vista Giovanni Scambia, direttore scientifico del Policlinico Gemelli: «Fare bene clinica e fare bene ricerca vano di pari passo, se parliamo di sostenibilità del sistema, devono rimanere allineate. Raccogliere i dati è una ricchezza e qui il rapporto pubblico-privato è fondamentale. Le priorità: digitalizzazione; rapporto proficuo ospedale-territorio, nel quale ognuno fa le cose che sa fare meglio; una distribuzione delle risorse gestita con criterio, visto che in passato, per esempio, si sono spesi molti fondi su una robotica chirurgica poi rimasta sottoutilizzata»

 «Ricerca e sviluppo è investimento non costo, per le generazioni attuali e soprattutto future», sottolinea Anna Maria Porrini, medical affairs and clinical operation head di Roche. «La ricerca clinica profit è un elemento di sostenibilità del nostro Ssn. Le aziende hanno investimenti diretti in caso di sperimentazioni cliniche e indiretti: per ogni euro investito dall’azienda il Ssn realizza il doppio come effetto positivo». Da parte sua Luca De Angelis, dg dell’area nuove tecnologie emergenti del Mimit, afferma che «questa direzione generale vuole andare a incidere sulle politiche industriali e sulla possibilità di portare più ricerca nel mondo dell’industria: generare ricavi a sufficienza per finanziare l’ecosistema di ricerca al pari dei competitor internazionali».  

Una visione più ampia

Carla Collicelli (Cnr Ethics), ha scritto l’introduzione al volume con Enrico Giovannini, già presidente Istat e ministro del governo Draghi: «La sostenibilità non è solo economica, l’Oms parla di salute come equilibrio complessivo, di One Health. L’Oms e il papa da tempo mettono in guardia sul rischio di sopravvivenza dello stesso pianeta: Covid, crisi climatica, ambiente che non protegge dalla diffusione dei virus. L’obiettivo è affrontare tutte queste emergenze presenti nella nostra vita collettiva in modo integrato». Giuseppe Franco Ferrari, docente di Diritto costituzionale alla Bocconi, mette in luce come l’emergenza sia «diventata strutturale: politica, economica, sanitaria. Le emergenze sono globali e globalmente vanno risolte, le forze dell’occidente europeo non sono sufficienti. In Italia bisogna fare di più riprendere la scia degli anni della pandemia: programmare un numero di medici adeguato, una efficace disciplina delle specialità universitarie, provvedere a piani pandemici aggiornati e adeguati alle nuove eventuali emergenze».

Carlo Riccini,
vice direttore generale Farmindustria, afferma che «in un mondo così interconnesso, la farmaceutica è un comparto influenzato da molti fattori. E nemmeno la sostenibilità della presenza industriale nel Paese va data per scontata» Conclude Maria Pia Garavaglia, presidente di Fondazione Roche: «Essere preoccupati per le sorti del pianeta è doveroso: non si deve parlare solo di questioni economico-finanziarie. La salute serve a tutti, consente lo sviluppo e il progresso del proprio Paese. Questa è la logica One Health di cui parla l’Onu. Da noi c’è anche un problema di comunicazione tra i vari ministeri: Salute, Lavoro, Interni… Senza contare l’annosa questione dei ventuno sistemi sanitari regionali, e delle sovrapposizioni ulteriori tra competenze regionali e comunali in tema di assistenza. Problemi istituzionali non da poco, che si risolvono con la partecipazione. I cambiamenti sono nelle nostre mani».

TAG: FONDAZIONE ROCHE, SISTEMA SANITARIO NAZIONALE SSN, SALUTE, RICERCA, SANITà, LIBRO

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