pensioni
18 Dicembre 2025La norma sulle pensioni anticipate inserita nel maxi-emendamento alla Manovra 2026 ha sollevato critiche per la riduzione del peso del riscatto di laurea e l’allungamento delle finestre mobili. Il governo ha annunciato correzioni, chiarendo che le modifiche non avranno effetti retroattivi, mentre il testo è in fase di riformulazione nel corso dell’iter parlamentare
La norma sulle pensioni anticipate e sul riscatto di laurea, così come inizialmente formulata nel maxi-emendamento alla Manovra 2026, ha innescato molte polemiche, anche dal mondo sanitario, per la riduzione del valore del riscatto di laurea ai fini del diritto alla pensione anticipata, l’allungamento delle finestre mobili e, soprattutto, per il previsto effetto retroattivo sui contributi già riscattati. Il governo ha annunciato un dietrofront ma il testo definitivo è ancora atteso e resta uno dei nodi più delicati dell’iter parlamentare della legge di Bilancio per il 2026.
In particolare, molte fonti riportano che a venir meno dovrebbe essere proprio la retroattività della misura sui riscatti di laurea. Lo ha annunciato la stessa premier Meloni parlando in Senato: "Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l'attuale situazione, qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro. L'emendamento in questo senso dovrà essere corretto".
La modifica alle regole della pensione anticipata interveniva su due leve distinte ma cumulative. La prima riguardava il riscatto degli anni di studio universitario. A partire dal 1° gennaio 2031, gli anni di laurea riscattati non avrebbero più concorso integralmente al raggiungimento del requisito contributivo necessario per l’accesso alla pensione anticipata. In particolare, per il riscatto della laurea breve era prevista una progressiva riduzione del valore contributivo degli anni riscattati ai soli fini del diritto alla pensione anticipata, mentre tali periodi sarebbero rimasti validi per il calcolo dell’importo dell’assegno. La misura, nella formulazione iniziale, si applicava anche a chi aveva già riscattato la laurea, introducendo quindi un effetto retroattivo.
La seconda leva riguardava le cosiddette finestre mobili di decorrenza. La norma prevedeva un allungamento progressivo dei tempi di attesa tra il momento in cui vengono maturati i requisiti contributivi per la pensione anticipata e la data di effettiva decorrenza del trattamento, con un incremento graduale dei mesi di finestra negli anni successivi.
Molte le critiche sollevate e forte lo scontro politico e sociale. Tra i primi a sollevare critiche sono stati i sindacati confederali. La Cgil ha denunciato un aumento definito “abnorme dell’età pensionabile”, stimando che la combinazione tra riduzione del peso del riscatto di laurea e allungamento delle finestre mobili avrebbe portato, nel 2035, a “44 anni e 2 mesi di contributi” e, per chi ha riscattato gli anni di studio, “addirittura a 46 anni e 9 mesi”. Anche la Cisl ha espresso una netta contrarietà, parlando di “misure pesanti ed incomprensibili perché penalizzano lavoratori e lavoratrici che hanno pagato con i propri sacrifici oneri importanti”. Per la Uil, infine, la norma avrebbe ulteriormente rinviato l’accesso alla pensione, intervenendo sulla previdenza “con logiche di corto respiro, dettate esclusivamente da esigenze di cassa”.
Una presa di posizione netta è arrivata anche da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, che hanno chiesto il ritiro della norma contenuta nel maxi-emendamento alla manovra 2026 sul riscatto di laurea e sulle pensioni anticipate. “Riteniamo profondamente ingiusto e forse anche anticostituzionale penalizzare i lavoratori che maturano i requisiti per la pensione a partire dal 1° gennaio 2031 e che si vedranno ridotto il conteggio degli anni riscattati ai fini del pensionamento”, hanno dichiarato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, richiamando anche il previsto intervento sulle finestre mobili di decorrenza dei trattamenti. Secondo le due sigle, il riscatto di laurea rappresenta “di fatto l’unico sistema senza penalizzazioni che consente l’anticipo del pensionamento per chi ha dedicato allo studio universitario la prima parte della vita adulta”, e colpire i lavoratori laureati costituirebbe “un orribile segnale”, come se “aver dedicato anni di vita agli studi universitari costituisse una colpa”. I sindacati sottolineano inoltre il rischio di contenzioso, osservando che chi ha già riscattato o sta riscattando con le vecchie regole “si vedrebbe privato di una buona parte di anni figurativi”, mentre anche l’eventuale applicazione solo ai riscatti futuri sarebbe problematica, alla luce dei lunghi tempi di risposta dell’INPS. Critico anche il giudizio sull’allungamento delle finestre mobili, definito “un trucco formidabile per ritoccare la Fornero senza ritoccare la Fornero”, perché posticipa di fatto l’uscita dal lavoro senza modificare formalmente i requisiti. “Ci appelliamo – concludono Di Silverio e Quici – alla volontà dichiarata dal Presidente del Consiglio di voler rivedere questa norma”.
Anche una parte della maggioranza di governo, in particolare la Lega, ha manifestato dissenso sulla disposizione, arrivando a chiedere formalmente la soppressione della norma attraverso un subemendamento.
A seguito delle criticità emerse, il governo è intervenuto sulla norma inserita nel maxi-emendamento alla manovra, annunciando una correzione delle misure su riscatto di laurea e finestre mobili. In particolare, è stato chiarito che non vi sarà alcun effetto retroattivo sul riscatto degli anni di studio: chi ha già riscattato la laurea manterrà invariata la propria posizione previdenziale e le eventuali modifiche varranno solo per il futuro. Parallelamente, il testo è stato oggetto di riformulazione in Commissione, con l’obiettivo di rivedere o ridimensionare l’intervento originario e definire un assetto definitivo nel corso dell’iter parlamentare della manovra.
È attesa per prossimi giorni la versione riformulata dal governo della norma su riscatto di laurea e finestre mobili, che chiarirà in modo preciso l’impatto per i futuri riscatti e le decorrenze pensionistiche.
La Commissione Bilancio del Senato deve ancora entrare nel vivo delle votazioni in attesa delle intese e delle coperture sulle ultime modifiche. L'iter finale per l'approvazione in Commissione deve ancora chiarirsi viste le numerose modifiche a cui è stato sottoposto il testo nell'ultima settimana. Potrebbe non bastare la seduta notturna tra giovedì e venerdì per arrivare al mandato al relatore. La manovra è calendarizzata in Aula a Palazzo Madama per lunedì 22 e martedì 23 dicembre. Alla Camera invece sarà in Aula dal 28 dicembre, quando verrà posta la questione di fiducia da parte del governo con votazione finale il 30.
La Commissione Bilancio del Senato ha concluso la sessione serale di lavoro, dopo aver approvato una serie di emendamenti alla manovra, i lavori riprenderanno domani a partire dalle 14:30 con l'obiettivo della maggioranza di proseguire ad oltranza ed arrivare al voto sul mandato al relatore nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 dicembre. Si attende il testo della riformulazione da parte del governo della norma che modifica la finestra mobile ed il peso del riscatto della laurea sul prepensionamento.
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