Neurologia
02 Maggio 2025Il sonno di scarsa qualità può essere un indicatore predittivo di atrofia cerebrale e declino cognitivo, lo ha dimostrato una nuova revisione sistematica, pubblicata sulla rivista Sleep Medicine
In un’epoca caratterizzata dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento esponenziale dei casi di demenza, l’attenzione della ricerca si concentra sempre più su i fattori modificabili in grado di ritardare o prevenire il declino cognitivo. Tra questi, il sonno emerge non soltanto come una funzione biologica essenziale, ma come un possibile biomarcatore precoce di neurodegenerazione.
I risultati di una nuova imponente revisione, che ha analizzato oltre 100 studi condotti su più di 100.000 adulti sani, mostrano che nella maggior parte degli studi è stata riscontrata un’associazione tra caratteristiche alterate del sonno e una riduzione del volume cerebrale, in particolare a carico della sostanza grigia e dell’ippocampo, aree cruciali per la memoria e le funzioni cognitive. Sia chi dorme poco sia chi dorme troppo mostra una maggiore vulnerabilità a fenomeni di atrofia cerebrale, espansione dei ventricoli e aumento delle lesioni della sostanza bianca. In altre parole, un sonno non ottimale, per eccesso o per difetto, sembra accelerare processi degenerativi lenti ma progressivi, che potrebbero anticipare il deterioramento cognitivo.
Tra le possibili spiegazioni emerse dalla revisione vi è quella legata al sistema glinfatico, un sofisticato meccanismo di “smaltimento rifiuti” cerebrale che si attiva prevalentemente durante il sonno profondo. Questo sistema consente l’eliminazione di sostanze neurotossiche come la proteina β-amiloide e la tau fosforilata, entrambe implicate nei processi neurodegenerativi. Quando il sonno è disturbato o insufficiente, l’efficienza del sistema glinfatico (un sistema di rimozione di sostanze di scarto) si riduce, compromettendo la capacità del cervello di “autopulirsi”, portando ad un accumulo di tossine, attivazione di processi infiammatori, stress ossidativo e morte neuronale. Questi eventi, sommati, possono determinare un’alterazione strutturale progressiva, silenziosa ma potenzialmente irreversibile.
Questa revisione invita a ripensare profondamente il ruolo del sonno nella pratica clinica: non può più essere considerato soltanto un sintomo secondario o un effetto collaterale di altre patologie, ma va riconosciuto come un indicatore precoce e indipendente della salute cerebrale.
In questo contesto il farmacista può giocare un ruolo chiave nella prevenzione, grazie alla sua vicinanza alla popolazione. È spesso il primo a intercettare disturbi come insonnia o affaticamento, potendo così avviare un dialogo con il paziente e guidarlo verso scelte consapevoli. Attraverso il consiglio mirato sull’igiene del sonno, l’uso responsabile di integratori, la vigilanza sull’aderenza terapeutica e la valutazione di possibili effetti collaterali dei farmaci, il farmacista contribuisce attivamente alla tutela della salute cerebrale.
Fonte
Namsrai T et al Sleep characteristics and brain structure: A systematic review with meta-analysis, Sleep Medicine, Volume 129, 2025, pp. 316–329. DOI: 10.1016/j.sleep.2025.02.02
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