Influenza
22 Dicembre 2025Con l’influenza in aumento, medici, epidemiologi e microbiologi richiamano a una gestione appropriata: automedicazione nei casi non complicati, antibiotici solo su indicazione medica e test rapidi per distinguere infezioni virali e batteriche e orientare la terapia

Nella fase di piena circolazione dell’influenza e con i casi in costante aumento arriva l’appello di medici, epidemiologi e microbiologi a evitare il ricorso improprio al Pronto soccorso e agli antibiotici, puntare su una gestione iniziale basata su automedicazione mirata, vaccinazione e sull’impiego dei test rapidi e dei tamponi nasofaringei per distinguere le infezioni virali da quelle batteriche e orientare correttamente le scelte terapeutiche.
A dare consigli su come gestire influenza e sintomi sono i medici di base. Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) all'Adnkronos Salute spiega che Pronto soccorso e antibiotici sono da evitare nei casi di influenza, a meno a che non sia consigliato o prescritto dal medico. “Il più delle volte sono inutili e rischiano, nel primo caso, di sovraccaricare le strutture sanitarie e facilitare la diffusione del virus, e, nel secondo caso, di aumentare l'antibiotico-resistenza depotenziando le nostre armi contro i batteri"
“Per l’influenza, nelle prime 24-48 ore, può essere sufficiente anche una semplice telefonata al medico di famiglia per ricevere i primi consigli sulla gestione della patologia – spiega Scotti –. Il medico, che conosce il proprio assistito, è in grado di valutare se si tratta di un paziente a rischio, per la presenza di patologie croniche o altre condizioni, oppure di un soggetto senza problemi di base, nel quale l’infezione può avere un’evoluzione benigna ed essere gestita con una terapia di automedicazione, come antipiretici, mucolitici e antinfiammatori. Resta però ancora troppo diffusa l’abitudine di ricorrere agli antibiotici, che in questi casi sono assolutamente sconsigliati: si tratta di farmaci che richiedono sempre una decisione medica, altrimenti risultano solo controproducenti. Questa influenza – aggiunge – presenta spesso un decorso iniziale di 3-4 giorni con febbre molto alta, ma in genere, dopo 48 ore di terapia con antipiretici e antinfiammatori, i picchi febbrili iniziano a distanziarsi e ad attenuarsi, anche se la febbre non scompare del tutto. Sono segnali che indicano una riduzione dell’attacco virale. Quest’anno, tuttavia, è necessario mettere in conto qualche giorno in più”.
In una stagione caratterizzata dalla contemporanea circolazione di più virus respiratori, la sola valutazione clinica dei sintomi non è sempre sufficiente per identificare con certezza l’agente responsabile dell’infezione. A sottolinearlo sono i microbiologi clinici dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), secondo cui la diagnosi microbiologica, anche attraverso l’impiego di test rapidi, rappresenta uno strumento fondamentale per orientare correttamente le decisioni terapeutiche ed evitare trattamenti inappropriati.
“In presenza di quadri clinici sovrapponibili, l’unico strumento in grado di fornire una certezza diagnostica è il tampone nasofaringeo”, afferma Pierangelo Clerici, presidente di Amcli Ets, precisando che l’analisi effettuata nei Laboratori di Microbiologia consente di individuare in modo appropriato il patogeno coinvolto. L’utilizzo dei test microbiologici permette infatti di distinguere le infezioni di origine virale da quelle batteriche, garantendo scelte terapeutiche più mirate ed evitando l’uso non necessario di antibiotici, inefficaci contro i virus ma indispensabili nelle infezioni respiratorie sostenute da batteri come lo pneumococco, principale responsabile di polmonite.
Sul fronte della prevenzione, arriva anche l’invito a non rinunciare alla vaccinazione antinfluenzale, anche a stagione già avviata. “Non è troppo tardi per vaccinarsi contro l’influenza: farla adesso resta una buona idea”, sottolinea Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e docente di Igiene all’Università del Salento, ricordando che il virus “continuerà a circolare ancora per diverse settimane” e che la vaccinazione consente di proteggersi soprattutto dalle conseguenze più gravi dell’infezione.
“Il picco arriverà a breve – aggiunge Lopalco – ma se sommiamo il periodo del picco con le settimane successive, in quella fase si concentrerà più della metà dei casi. Se ci vacciniamo oggi, avremo comunque una probabilità di protezione buona almeno per metà della durata dell’epidemia”.
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