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Politica e Sanità

27 Maggio 2015

Ghiani, Credifarma poteva essere ripresa. Farmacie non vanno lasciate sole


«Nei confronti della società e di chi cercherà di rimetterla in piedi non ho niente da dire, li vedremo all'opera. Ma se andiamo a vedere che cosa è successo in questo ultimo periodo...». Carlo Ghiani, presidente per 22 anni di Credifarma, che ora sarà guidata da Michele Di Iorio, presidente di Federfarma Campania, si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

Ci racconti...
Sono tre anni che combatto una battaglia nei confronti di chi non si è mai voluto rendere conto dello stato di crisi in cui si trovano le farmacie e non ha voluto prendere provvedimenti al riguardo. La società è stata colpita pesantemente dall'ondata di concordati e fallimenti e abbiamo subito i default di quelle farmacie che sono state acquistate in anni in cui venivano valutate 3-4 volte il loro giro d'affari e che non hanno retto nel momento in cui sono cambiati fatturato e redditività. Ma sia chiaro: Credifarma, che in 28 anni ha prodotto sempre utili, non ha perso tutto il suo patrimonio a causa di questa crisi che ha colpito un po' tutti gli istituti di credito. Il problema è rappresentato dalle leggi che regolano il settore, che impongono il rispetto di determinati parametri nel rapporto tra esposizione verso i clienti e patrimonio di vigilanza. Una situazione che si sarebbe potuta ovviare attraverso una ricapitalizzazione della società o una cessione di crediti.

Questo si era già verificato in passato.
Otto anni fa, proprio quando fu introdotta questa normativa. Un'epoca in cui però non c'erano fallimenti e concordati e che fu risolta, appunto, con la cessione degli asset societari a Ifitalia, società di factoring del gruppo Bnl.

E oggi?
I soci, come si sa, hanno ritenuto opportuno non ricapitalizzare la società, ma pensare a un'operazione che potesse abbassare l'esposizione in modo da consentire a Credifarma di continuare a operare, in qualche maniera, all'interno del mondo delle farmacie. Forse l'accordo tra i soci è stato difficile da trovare, fatto sta che la situazione si è trascinata per oltre un anno, in uno stallo che ha aggravato le condizioni con perdita lenta ma continua di clienti. Ora questa macchina, ferma un anno, va rimessa in moto e bisogna vedere se gli strumenti per ripartire glieli danno oppure no.

Cioè?
A tutt'oggi la Banca d'Italia non ha ancora espresso parere positivo al piano che è stato presentato dai soci, perché è stato cambiato nel tempo, e chiede delucidazioni. Senza l'autorizzazione non si può fare nulla. E poi i dubbi sono anche sul business plan.

Si spieghi meglio
Cito solo questo: si punta a portare 500 nuovi clienti - senza contare per altro quelli persi in quest'anno, un centinaio. Ma quali azioni sono state messe in campo? Per esempio, neanche un appello, in tutto questo tempo, è stato fatto dal socio di maggioranza, Federfarma, ai farmacisti per unirsi attorno a Credifarma e, anzi, la situazione di crisi non è stata comunicata né chiarita negli organismi statutari ufficiali (Consiglio di presidenza, Consiglio delle regioni, Assemblea). Forse i soci non hanno creduto e non credono in Credifarma. Per quanto mi riguarda, sono stato escluso - pagando forse qualche altra mia colpa verso il governo del sindacato? - da qualsiasi momento di discussione. E guardi che, senza Credifarma, le conseguenze saranno pesantissime, non solo per i clienti, ma per tutte le farmacie, perché fino ad oggi la funzione preminente della società è stata quella di calmiere del mercato dell'intermediazione finanziaria in questo settore. Significherà lasciare le farmacie in balia del sistema e dei suoi mentori.

E ora, per chi subentra?
Posso solo consigliare di fare attenzione ai conflitti di interessi, verificare chi, vicino o parte della proprietà - che è poi l'entità che prende le decisioni - ha legami di qualsiasi natura con altri istituti. O anche con i Comitati Consultivi Territoriali, anello di congiunzione tra istituto e mondo delle farmacie, del nostro primo competitor. Solo con un fattivo impegno, non solo a parole, da parte della Federfarma Nazionale e di quelle provinciali la società potrà risorgere. In caso contrario soccomberà per "fuoco amico".

Francesca Giani

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