Infermiere in farmacia, studio Ipasvi-Censis: sempre più indispensabile per italiani
Amato dall'84% degli italiani e dal 90% degli anziani, l'infermiere si conferma figura chiave del Servizio sanitario nazionale nell'indagine Censis presentata da Ipasvi nei giorni scorsi dai collegi infermieristici Ipasvi e dall'ente pensionistico Enpapi. A lui ci si affida per prelievi, iniezioni, rilevazioni della pressione. Ormai, lo fa un italiano su tre e ben 2,3 milioni chiedono assistenza privata prolungata. La libera professione però non è normata, il vuoto normativo favorisce il nero, specie in un conteso come quello italiano dove gli infermieri sono pochi rispetto ai medici e sono sottoutilizzati. Riguardo alle farmacie, la notizia dell'indagine è la qualità dell'assistenza infermieristica che vi si trova. Emerge combinando due dati: ancora solo un 8,7 per cento degli italiani trova assistenza infermieristica in farmacia, per il 40% delle famiglie si arriva con conoscenza diretta o di parenti, per il 30% di amici, nel 17% dei casi il "gancio" è il medico. Eppure il 38,5% degli italiani vorrebbe trovare l'infermiere in farmacia per evitare di recarsi in ospedale o in ambulatori per assistenza infermieristica. Per inciso, dall'infermiere ci si aspetta qualità: 53 su cento lo vorrebbero sul territorio come il medico di famiglia, il 16,3% chiede incentivi fiscali per aderire a polizze salute che includano pacchetti di servizi infermieristici.
«La ricerca Censis non lascia dubbi, le persone vorrebbero gli infermieri nelle farmacie, che sono capillarizzate sul territorio e facilmente individuabili», conferma la Presidente nazionale dei collegi infermieristici Ipasvi Barbara Mangiacavalli. «Sul territorio non c'è un professionista di elezione, ma per assistere con efficacia i pazienti deve lavorare un team. E il team si crea anche grazie alla farmacia dei servizi, che però non ovunque decolla come dovrebbe. Nelle regioni dove si è sviluppata sta dando risultati eccezionali. Come prevede la legge, farmacista e professioni sanitarie possono dare il via a una collaborazione fattiva per il cittadino e per deburocratizzare il sistema. I vantaggi assistenziali sono evidenti, basti pensare allo snellimento enorme per le liste di attesa. Il cittadino sa bene dov'è la sua farmacia di riferimento e spesso vi si rivolge come prima istanza non avendo altre strutture organizzate in un significativo range temporale sul territorio. Gli infermieri liberi professionisti rappresentano sicuramente una risorsa importante e gestibile sia dedicando, appunto, spazi ad hoc all'interno delle farmacie, sia prevedendo, grazie a nuovi sistemi informatici, servizi di contatto diretto con singoli o con strutture infermieristiche dove i professionisti possono organizzarsi in team di assistenza. La soluzione più immediata è proprio quella delle farmacie, la legge c'è e basterebbe applicarla».
L'urgenza di figure infermieristiche - conferma Censis - oggi è massima. Di fronte ad un bisogno che non trova soluzioni adeguate nel pubblico, se non altro per tempi di accesso troppo lunghi, gli italiani -quando non a un "surrogato" spesso rischioso per la loro salute- si rivolgono ad infermieri conosciuti, magari già occupati nel pubblico. E qui, in quasi la metà dei casi, dichiarano di avere concordato un pagamento in toto o in parte in nero. Come rimediare? «Si potrebbe rendere trasparente al massimo il servizio sul territorio. Realizzare cioè una intermediazione positiva, anche a tariffe calmierate, che consenta al cittadino di trovare e scegliere da chi essere assistito: via chi sfrutta gli infermieri (pagandoli anche 5-7 euro l'ora, approfittando del bisogno di occupazione e barricandosi dietro un'offerta che spesso pilota) e sì agli infermieri come li vogliono i cittadini: nelle farmacie, in studi e ambulatori organizzati», meglio normando «una libera professione da svolgere sotto il controllo degli organismi professionali».
Mauro Miserendino
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