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Farmaci e dintorni

06 Febbraio 2015

Nuove linee guida Usa per trattare la rinite allergica


I sintomi della rinite allergica (Ra) andrebbero trattati quando i sintomi del paziente riducono la sua qualità di vita e, nel caso di soggetti che lamentano prevalentemente starnuti e prurito, sono da raccomandare preferibilmente antistaminici orali di seconda generazione che hanno minore probabilità di causare sonnolenza. Sono solo due tra i nuovi concetti contenuti nelle linee guida per il trattamento dell'Ra, appena rilasciate da un comitato multidisciplinare di 21 esperti coordinato da Michael D. Seidman, dell'Henry Ford Bloomfield Hospital di West Bloomfield (Virginia, USA). L'obiettivo degli autori è quello di ridurre l'ampia variabilità esistente nelle cure offerte e di promuovere una diagnosi efficace in pazienti pediatrici sopra i due anni e negli adulti. Il "panel" ha introdotto una raccomandazione "forte" circa l'uso di steroidi endonasali e antistaminici orali come trattamento di prima linea, a meno che non vi sia un "evidente e convincente" razionale per scegliere un approccio alternativo. In ogni caso, non si dovrebbero proporre antagonisti recettoriali dei leucotrieni come prima terapia né bisognerebbe richiedere routinariamente l'esame radiologico dei seni paranasali nei pazienti con sintomi di Ra per evitare esposizioni non necessarie a radiazioni. I clinici, si sottolinea, dovrebbero poter fare diagnosi in base ad anamnesi, esame obiettivo e test allergologici. Gli steroidi endonasali, si legge nel documento, sono efficaci, superiori ad altre terapie, hanno un effetto locale mirato e, riducendo i sintomi come rinorrea e congestione, migliorano la qualità di vita e del sonno del paziente. Riguardo agli antistaminici di seconda generazione, questi hanno il vantaggio non solo di diminuire rapidamente i sintomi ma di essere disponibili come generici Otc, con potenziale riduzione dei costi. Hanno inoltre rapida insorgenza d'azione, dosaggio once-daily e mantenimento dell'efficacia con un uso regolare. L'immunoterapia sublinguale o sottocutanea può essere un'opzione per chi non risponde alla terapia farmacologica. Gli esperti, infine, auspicano nuovi trial randomizzati controllati per studiare l'effetto delle strategie di controllo ambientale (come l'allontanamento di animali domestici e l'uso di sistemi per la filtrazione dell'aria) e la sicurezza degli approcci immunoterapici. (A.Z.)

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