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Politica e Sanità

27 Novembre 2013

Filippucci (Altroconsumo): sconti prerogativa di grosse catene


Nella politica dei prezzi di Sop e Otc poco più della metà delle farmacie (il 53% circa) tende a livellarsi su prezzi medi, ma è ampia la fetta (35%) dei presidi più cari. Mentre un tipo di comunicazione orientato a promozioni sembra essere prerogativa più delle grosse catene come EssereBenessere e Lloyds e, per i farmaci con ricetta a carico dei cittadini, solo un 5,5% delle farmacie ha dichiarato di aver applicato sconti. Per quanto riguarda gli altri canali, a emergere è che non riescono più a garantire i prezzi competitivi di qualche anno fa. A fare il quadro a Farmacista33 Laura Filippucci, responsabile Area inchieste su alimentazione & salute di Altroconsumo sulla base di alcuni dati del Test salute 2013 sugli effetti della liberalizzazione presentati durante Retail Salute 2013, organizzato da Paola Gallas Networking. «Con l’indagine» spiega Filippucci «abbiamo rilevato, tra aprile e giugno, i prezzi di 69 medicinali Sop e Otc, tra quelli più utilizzati, per 139 punti vendita (109 farmacie, 15 parafarmacie e 15 ipermercati) di 10 città - Milano, Roma, Torino, Napoli, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Bari e Palermo. Tra i tanti risultati, è emerso che i prezzi dei farmaci possono variare molto da un punto vendita all’altro e le farmacie sono il canale in cui si riscontrano differenze maggiori, con una variabilità media sul singolo farmaco del 64% (mentre tra gli ipermercati è del 39% e per le parafarmacie del 33%). Sicuramente il dato indica una maggiore concorrenza all’interno del canale, ma in linea di massima è legato anche alla presenza di nuovi modelli di farmacia, grosse catene come EssereBenessere e Lloyds, che offrono prezzi competitivi su alcuni prodotti, talvolta alla pari con la grande distribuzione. Una politica di sconti appare quindi più forte in tali tipi di catene. Ma il dato va interpretato: se si considera l’intero paniere la variabilità è più livellata: questo significa che tale politica di prezzi e di sconti è limitata a pochi farmaci bestsellers, mentre nel grosso del campione di farmaci scelti i prezzi tendono a essere livellati». Per quanto riguarda i farmaci con ricetta a carico dei cittadini, a emergere dall’inchiesta è che «delle 109 farmacie che hanno risposto al questionario il 47,7% utilizza il prezzo indicato sulla confezione, mentre il 14,7% tende ad arrotondare in cassa. A fare sconti è il 7,3% solo in alcuni casi e il 5,5% su tutti i farmaci». Più in generale, sulla politica di sconti nel canale, continua Filippucci, «non abbiamo mai raccolto dati precisi in termini quantitativi, ma a livello qualitativo, da quei volantini che ci sono capitati sotto mano come associazione, abbiamo notato una tendenza della comunicazione di affiancare al farmaco un integratore, in un messaggio combinato». In un confronto tra canali comunque «la farmacia si riconferma certamente quello più caro, con il 53% circa dei presidi che tende a livellarsi su prezzi medi e un’ampia fetta (35%) su quelli più alti». Interessante anche un altro fenomeno: «Gli ipermercati sono ancora il canale più conveniente, con un risparmio del 14% rispetto a farmacie e parafarmacie, ma hanno mostrato un notevole aumento dei prezzi rispetto al 2011 (+9,1%, contro il 4,4%, circa pari all’inflazione, della farmacia). Stesso fenomeno per la parafarmacia che con un +7,1% in due anni si è venuta ad allineare alla farmacia. Di fatto, a emergere è che questi canali non riescono più a garantire un livello di prezzi basso e in particolare per le parafarmacie si nota un riposizionamento: non puntano più sul prezzo conveniente, ma cercano di creare una propria identità con la valorizzazione di alcune aree quali la medicina naturale, la cosmetica. C’è in sostanza la consapevolezza che la farmacia rimane il referente principale per il farmaco». Con un effetto collaterale per i cittadini: «Il polmone della liberalizzazione ha ormai perso la sua vitalità.

Francesca Giani

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