Politica e Sanità
23 Gennaio 2014Mentre la gestione della consegna a domicilio di farmaci, presidi e da ultimi anche referti medici, continua essere oggetto di dibattiti e di cronaca, sono sempre di più le farmacie che scelgono di organizzare il servizio, almeno per i farmaci, per garantirlo a pazienti che non possono muoversi da casa. Alle farmacie già attive su questo fronte in alcune provincie italiane, si aggiungono ora quelle piemontesi della provincia di Vco (Verbania, Cusio, Ossola) alle quali è stato esteso il progetto “ProntoFarmaco” già testato con successo nei mesi scorsi nella provincia di Novara. Al progetto, spiega Federfarma delle province di Novara e Vco, hanno aderito quasi tutte le farmacie per un totale di 72 sedi molte delle quali si trovano in zone di montagna dove ci sono oggettive difficoltà logistiche. Il servizio, come spesso avviene in molte farmacie, veniva già offerto a titolo personale da parte dei singoli titolari, ora «è stato ufficializzato» come ha dichiarato sulla stampa locale Giorgio Sironi membro del direttivo provinciale di Federfarma: «Portare i farmaci a domicilio è un vantaggio previsto solo per chi ha un reale bisogno, consegniamo anche un semplice antipiretico per l’influenza, ma a richiederlo dev’essere un soggetto solo e impossibilitato a muoversi». Infatti, possono usufruirne solo pazienti che non si possono muovere dall’abitazione, persone anziane che non hanno nessuno che possa provvedere al recupero delle medicine, e diabetici che devono recarsi in farmacia con una certa frequenza. Le consegne avverranno nel pieno rispetto delle recenti indicazioni del garante della privacy, assicura Sironi: «Se il farmaco è soggetto a prescrizione medica un addetto della farmacia si recherà dal paziente a ritirare la ricetta e tornerà con le medicine che saranno consegnati in un pacchetto personalizzato su cui apparirà solo il nome dell’utente e per garantire la corretta conservazione durante il tragitto il farmacista si servirà di appositi contenitori». La consegna a domicilio del paziente è da tempo oggetto di accordi tra Asl o Regioni e aziende private diverse dalle farmacie, comprese le Poste italiane che ha avviato sperimentazioni in Toscana e il servizio di Sportello Amico in Liguria pensato per creare punti di contatto con la Pubblica amministrazione e per il quale è allo studio un programma di logistica del farmaco. Tuttavia, per ora, ciò che salta all’occhio è la cronaca di questi giorni che ha visto gli effetti negativi sulla salute di una paziente causati dal ritardo di un mese nella consegna di un referto di analisi inviato per posta. Sulla vicenda è intervenuto il sindacato dei titolari: «La consegna dei referti può essere effettuata più semplicemente ed efficacemente nelle farmacie» ha commentato Annarosa Racca, presidente Federfarma «come previsto anche dalla normativa sui nuovi servizi. Le farmacie sono disponibili si tratta di 18mila presidi sanitari territoriali e per il cittadino è più comodo ritirare il referto nella farmacia sotto casa, aperta in orari molto ampi, che aspettare per settimane la consegna postale».
Simona Zazzetta
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