Politica e Sanità
15 Novembre 2011Il Garante della concorrenza e del mercato rilancia temi già noti che però trovano nel Governo risposte differenti
"In tempi di lenta crescita dell''economia l''insicurezza nel futuro può indurre a un bisogno collettivo di protezione e alla ricerca di valori fondanti diversi dalla libertà di mercato. Sarebbe però un errore imperdonabile rinunciare a politiche di liberalizzazione e di apertura dei mercati. Soprattutto per l''Italia, che non gode di materie prime e di autonome risorse energetiche, una politica di chiusura sarebbe disastrosa". Il Garante della concorrenza e del mercato, professor Antonio Catricalà ha caratterizzato così la sua relazione annuale al Parlamento, relazione che riecheggia la segnalazione inviata qualche giorno fa ai parlamentari e al Governo. In quella occasione, e in questa, Catricalà ha indicato nei settori ancora in deficit di concorrenza, e nella sua visione, di produttività il settore energetico, i trasporti ei servizi pubblici locali, la distribuzione commerciale, le professioni e
Va però segnalata che la relazione del Garante ha suscitato un immediato commento del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini: "Si tratta di snodi importantissimi della politica pubblica, rispetto ai quali non siamo pienamente attrezzati a dare risposte univoche. Il dibattito è aperto e le soluzioni non possono essere ideologiche o di parte. In questi frangenti, sentire una pluralità di voci, inclusa l''Autorità, aiuta e contribuisce a raggiungere il consenso. Anche laddove concorrenza e libero mercato sono la soluzione ottimale, esistono problemi di transizione che vanno affrontati e che, va detto, non sono insormontabili. I piccoli distributori soffrono della diffusione delle grandi superfici di vendita; le farmacie temono l''ingresso delle vendite; i professionisti che un''esasperata concorrenza metta in discussione il decoro della professione, e così via. Fini ha poi proseguito dicendo che la soluzione non è impedire l''innovazione e il progresso, come a volte qualcuno chiede. Occorre, invece, trovare modalità di adeguamento al nuovo che consentano a coloro che restano indietro di continuare a contribuire al benessere e alla crescita del paese. La solidarietà deve esistere anche nei confronti di coloro che, temporaneamente, soffrono a causa della maggiore concorrenza. Non possiamo e non dobbiamo ignorarli".
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