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Urologia

10 Ottobre 2025

Urologia, nuova terapia per la Malattia di La Peyronie

Approvato da Ema e Aifa nuovo trattamento a base di acido ialuronico per la fase acuta della Malattia di La Peyronie, una condizione cronica che riduce l’elasticità del tessuto del pene

di Giuseppe Tandoi


Urologia, nuova terapia per la Malattia di La Peyronie

La Malattia di La Peyronie, poco conosciuta ai più, è caratterizzata dalla presenza di placche fibrotiche nella tunica albuginea del pene. Si tratta di una condizione cronica che riduce l’elasticità del tessuto penieno e può causare dolore, incurvamento e disfunzione erettile. Secondo la letteratura internazionale, la prevalenza della malattia varia tra lo 0,7% e l’11% della popolazione maschile adulta, con un picco nella fascia 50–60 anni. Il dato nazionale è analogo: in Italia uno studio multicentrico ha stimato una diffusione del 7,1% negli uomini tra i 50-70 anni. La malattia può manifestarsi anche in pazienti più giovani, sotto i 40 anni, con una prevalenza riportata tra l’1,5% e il 16,9% sia perché molti pazienti, per imbarazzo o stigma culturale, tendono a evitare il confronto con il medico. 

Oggi, per la prima volta, è disponibile in Italia un trattamento a base di acido ialuronico, approvato da Ema e Aifa per la fase acuta della patologia, che segna un importante passo avanti nella gestione clinica di questa condizione.

Una patologia invalidante

“Si tratta di una patologia cronica, acquisita, francamente invalidante -  sintetizza Andrea Salonia, ordinario di Urologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. - Il dolore può manifestarsi anche senza erezione. Non abbiamo dati certi, molti uomini hanno ritrosia a parlarne e non esistono al momento centri specializzati per chi me soffra. Questo nuovo trattamento consiste in un’iniezione intraplacca di acido ialuronico ultrapuro, somministrato in cicli settimanali di 10 - 12 settimane, che ha l’obiettivo di ridurre significativamente la placca fibrosa della tunica albuginea, favorendo la corretta guarigione dei tessuti”. 

“L’eziologia è ancora dubbia - sottolinea Luca Boeri, Urologo e Andrologo, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. - Ci sono basi genetiche, a un certo punto della vita si manifesta questa infiammazione. La fase infiammatoria dura dodici mesi e poi subentra la fase cronica, caratterizzata dalla curvatura del pene”. 

Va specificato che non è una malattia tipica dell’anziano, semmai la sua insorgenza è spesso legata a cattive abitudini come il fumo oppure alla presenza di patologie come diabete tipo 1, psoriasi, vitiligine, ipertensione.

“L’intervento dello psicologo assume un’importanza cruciale nella gestione della malattia, andando ad agire su più dimensioni: rafforzare l’autostima, ristrutturare le credenze legate alla sessualità e gestire l’ansia da prestazione. È importante, infatti, aiutare il paziente a comprendere che il proprio valore personale e relazionale non coincide solo con la performance sessuale”, spiega Sabina Fasoli, psicoterapeuta e sessuologa clinica.

Ma il primo contatto per il paziente avviene, necessariamente, con il Medico di medicina generale, che “rappresenta il primo interlocutore a cui rivolgersi per raccogliere un’anamnesi accurata e con cui instaurare un dialogo confidenziale, che consenta al paziente di abbattere i tabù e al medico di orientarlo verso lo specialista di riferimento-  afferma Gianmarco Rea, segretario Simg regione Lazio. - Tuttavia, al momento della diagnosi, tra i Mmg permane ancora un limite di carattere formativo nel riconoscimento della patologia. Si tratta infatti di una condizione storicamente poco trattata in ambito accademico, dove l’attenzione si è concentrata soprattutto su altre patologie urologiche più frequenti. Per questo è importante mettere loro a disposizione strumenti formativi e diagnostici che garantiscano una presa in carico appropriata del paziente affetto da malattia di La Peyronie”.



TAG: UOMINI, MALATTIE DEL PENE, IBSA, MASCHILE

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