Cosmetica Italia esprime forte preoccupazione per le possibili ulteriori limitazioni di accesso ai canali di vendita di prodotti per l'igiene e la cura personale. A rischio 130mila addetti
C'è forte preoccupazione per le possibili ulteriori limitazioni dei servizi di vendita che potrebbero colpire i canali di fornitura di prodotti per l'igiene personale e la cura del sé che comporterebbero un impatto occupazionale negativo che mette a rischio più di 130mila addetti. A esprimerla è l'Associazione nazionale imprese cosmetiche Cosmetica Italia a commento delle ipotesi circolate su una nuova stretta al Dpcm sulle ulteriori restrizioni di accesso ai canali di vendita quali grande distribuzione, profumerie, erboristerie, negozi monomarca e specializzati in casa&toelette, farmacie e parafarmacie. L'interruzione dei servizi di vendita presso questi esercizi costituirebbe un importante ostacolo al reperimento di prodotti di prima necessità per il contrasto della pandemia (saponi e igienizzanti mani), nonché per la protezione, la prevenzione e la cura di sé (es. cosmetici per l'igiene orale, detergenti per il corpo e per i capelli).
Settore cosmetico duramente colpito dalla pandemia
«Siamo consapevoli dell'emergenza in atto e non faremo mancare, anche questa volta, il nostro impegno - commenta Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia -. Sin dalla prima ondata, il comparto ha agito con grande senso di responsabilità e ha risposto mettendo in sicurezza le proprie linee produttive e avviando conversioni per garantire la fabbricazione di prodotti fondamentali per contrastare la diffusione del virus; insieme alle autorità preposte abbiamo, inoltre, collaborato attivamente alla stesura dei protocolli per garantire la riapertura in sicurezza di alcune attività della nostra filiera, quali parrucchieri ed estetisti». Il settore cosmetico è stato duramente colpito dalla pandemia. L'ultima indagine congiunturale elaborata dal Centro studi di Cosmetica Italia ha delineato un quadro preoccupante: il fatturato globale ha segnato un -12,8% rispetto al 2019, con un mercato interno in calo del 9,6%. A soffrire di più è stato l'export a -16,5% per un valore complessivo di 4 miliardi euro.
Impatto negativo su occupazione: a rischio 130mila addetti
Oltre a produrre beni essenziali per la vita quotidiana di ogni cittadino, l'industria cosmetica occupa 36mila addetti diretti (di cui oltre il 54% rappresentato da donne), che diventano circa 400mila sull'intera filiera cosmetica se si considerano gli occupati afferenti ai canali distributivi. «La preoccupazione per la situazione sanitaria si affianca a quella di tutti i nostri associati per la crisi economica che fronteggiamo ormai da un anno e che temiamo possa generare ancora più chiusure di imprese e attività commerciali di quanto già registrato. L'impatto occupazionale negativo, che il protrarsi e l'acuirsi delle misure restrittive potrebbe avere sui professionisti dell'intera filiera, mette a rischio più di 130mila addetti» sottolinea il presidente Ancorotti. Alla luce di questi dati e considerazioni, Cosmetica Italia rinnova quindi il proprio appello a Governo e istituzioni affinché vengano tenute in considerazione le istanze di un settore chiave per il sistema Paese non solo per il suo contributo dal punto di vista economico, ma anche sociale; un appello che si unisce al richiamo sull'importanza di consentire ai saloni di acconciatura ed estetica - in totale 130mila esercizi per 263mila addetti - di poter proseguire la propria attività, anche nei territori in zona rossa, avendo già dimostrato di poter operare con etica e attenzione e secondo rigidi protocolli di sicurezza.
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A cura di Simona Zazzetta
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