Farmacista vaccinatore: sicurezza, tutele e profili di responsabilità. Le criticità segnalate dai dipendenti
Con il Decreto Sostegni è emersa con chiarezza la figura del farmacista vaccinatore ma non mancano i profili da chiarire e le criticità
I farmacisti, durante tutta l'emergenza sanitaria, sono sempre stati in prima linea per sostenere i cittadini e rispondere alle necessità del Servizio sanitario nazionale. L'urgenza del momento è quella di ampliare il più possibile la copertura vaccinale della popolazione, arruolando personale vaccinatore e allargando i siti in cui effettuare le somministrazioni. Con il Decreto Sostegni, uscito venerdì dal Consiglio dei ministri e che ora si avvia verso l'iter in Parlamento, è emersa con chiarezza la figura del farmacista vaccinatore. Una chiamata a seguito della quale «i farmacisti si metteranno a disposizione del Paese», ma su cui non mancano i profili da chiarire e le criticità, non da ultimo quella della sicurezza e della responsabilità.
Criticità segnalate dai dipendenti: mancano protocolli di sicurezza e norme chiare
«I farmacisti e gli operatori delle farmacie si metteranno a disposizione del Paese, come hanno fatto in questi lunghi mesi di crisi sanitaria» scrive la Filcams-Cgil, ma ci sono degli aspetti di criticità. «I farmacisti lavorano in strutture dove non sono mai stati concordati protocolli specifici di tutela dai rischi di contagio. Fino a pochi mesi fa non potevano "toccare" gli utenti, ma solo assisterli nelle operazioni di autoanalisi: la legge di Bilancio 2021 ha abolito tale limite, ma non ha creato le giuste condizioni per gestire il cambiamento. Infatti, i farmacisti non hanno le coperture assicurative garantite ad altri professionisti della sanità dai rischi della professione e non hanno ricevuto una reale formazione per poter gestire operazioni di questo genere». Sul punto, la richiesta è quella di «aprire il confronto subito per discutere di questi punti e poter mettere nelle migliori condizioni tutti i soggetti, lavoratori, farmacie e utenza, per essere protagonisti del piano vaccinale».
Sinasfa: serve la presenza medico, troppi i rischi per i pazienti
Un altro aspetto è stato sottolineato da Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale farmacisti non titolari, Sinasfa: «Dalla Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) è stato dichiarato di non condividere l'impostazione del cosiddetto decreto Sostegni che ha cancellato la precedente norma della legge Bilancio 2021 che stabiliva che le vaccinazioni in farmacia avvenissero sotto la supervisione di un medico e ha chiesto al Governo di ripensarci. Ci troviamo d'accordo: il tema della sicurezza è imprescindibile. Il vaccino è un farmaco e deve essere somministrato dopo una valutazione amnesica e clinica, in presenza di un medico che possa raccogliere il consenso informato, valutare lo stato di salute del paziente e gestire eventuali reazioni. I farmacisti sono pronti a fare la loro parte e a collaborare con tutte le figure sanitarie per somministrare i vaccini» ma, «lo ribadiamo, in presenza di un medico, in strutture ampie ed adeguate, dove sia possibile assicurare il distanziamento sociale, una corretta areazione dei locali e soprattutto la permanenza in loco dei soggetti vaccinati per il tempo sufficiente di osservazione, in modo da poterne garantire la sicurezza». Inoltre, se il farmacista è chiamato a inoculare il vaccino, questo deve avvenire «con gli stessi diritti di qualsiasi altro operatore sanitario: con dispositivi di protezione individuale, remunerazione proporzionale, assicurazione e "scudo penale", così come previsto per gli altri».
Allargare a tutti i farmacisti, anche al di fuori della farmacia
C'è poi, per il Sinasfa, un ulteriore riflessione da fare: «Se si vogliono ridurre decessi e contagi e tornare alla normalità ci sarà bisogno di mettere in campo risorse umane e professionali senza precedenti». A questo proposito nel Decreto Sostegni non è «sufficientemente chiaro se il riferimento sia al farmacista indipendentemente dalla professione svolta, oppure solo a chi esercita la professione in farmacia. Limitare la norma solo a questi ultimi sarebbe, secondo noi, un errore che potrebbe depotenziare la campagna vaccinale, sottraendo a questa task force migliaia di potenziali farmacisti vaccinatori. In un momento di tale emergenza, così come è stato fatto per i medici, per i quali sono stati richiamati i pensionati e messi in campo specializzandi e neolaureati, riteniamo che non si debba e non si possa escludere nessuno, perché tutti possono dare il proprio contributo, dai pensionati, ai titolari e dipendenti delle parafarmacie, dagli Isf, agli ospedalieri, ai direttori tecnici, e così via». Così come «i farmacisti collaboratori che lavorano in farmacia per poche ore al giorno, con contratti part time». Per questo, «proponiamo di creare un database unico nazionale al quale i farmacisti, su base volontaria, possano registrarsi e dare la loro disponibilità per aderire alla campagna vaccinale come vaccinatori. D'altra parte, oltre a essere una importantissima missione sociale, potrebbe anche essere un punto di partenza per sviluppare nuove competenze e creare nuove opportunità lavorative al di fuori del lavoro in farmacia». L'invito è allora quello della «massima collaborazione, perché solo insieme si possono raggiungere importanti obiettivi».
Filcams Cgil: necessario confronto tra le parti. Si proceda a rinnovo contratto e remunerazione
C'è, infine, un ultimo elemento: ai temi della sicurezza e dei protocolli sanitari, «è necessario associare anche quello del contratto nazionale di lavoro, scaduto ormai da oltre 8 anni» aggiunge la Filcams Cgil. «L'assenza di un perimetro di regole di riferimento non tutela adeguatamente l'occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori e in questi mesi di pandemia la loro professionalità e dedizione non hanno visto nessun riconoscimento professionale o economico. Nel decreto, è bene ricordare, viene anche ridefinita la remunerazione a favore delle farmacie per coprire i cali di fatturato, subiti in questi ultimi mesi, e per garantire la giusta copertura economica a fronte di questi nuovi incarichi. Ci aspettiamo che una parte di queste risorse sia destinata anche ai lavoratori».
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A cura di Redazione Farmacista33
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