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21 Marzo 2025Federfarma risponde alle prese di posizione relative al trasferimento di farmaci dalla distribuzione diretta/per conto alla dispensazione in farmacia nel normale regime convenzionale: "I dati relativi all’impatto economico di tale processo sono stati elaborati dall’AIFA
Il trasferimento di alcuni farmaci dal regime di distribuzione diretta/per conto a quello convenzionato in farmacia ha generato benefici dimostrati da dati relativi all’impatto economico di tale processo – peraltro coincidenti con quelli registrati da Federfarma - elaborati dall’AIFA, Autorità competente in materia di classificazione dei farmaci e di valutazione del relativo impatto in termini di salute della popolazione e di costi a carico del SSN. Lo sottolinea Federfarma in relazione alle prese di posizione delle Regioni, pubblicate dalla stampa di settore.
“È l’AIFA quindi, e non un organismo di parte, ad aver certificato che il trasferimento al regime convenzionale dei farmaci per il trattamento del diabete a base di gliptine ha prodotto un risparmio per il SSN pari a 9,7 milioni di euro per l’anno 2024” ribadisce il sindacato dei titolari di farmacia.
Aver trasferito i farmaci in questione dal contenitore della spesa diretta, “in continuo e crescente sforamento rispetto ai margini fissati per legge”, a quello della convenzionata “che, viceversa, - sottolinea Federfarma - presenta strutturalmente margini economici di operatività, trovandosi costantemente al di sotto del tetto di spesa previsto, riduce il peso del payback farmaceutico al cui ripiano, per legge, devono contribuire aziende farmaceutiche e regioni”.
Regioni: riclassificazione fa aumentare i costi, serve confronto con Aifa
E aggiunge: “Il trasferimento al canale della convenzionata riduce sensibilmente il fenomeno delle indisponibilità dei farmaci grazie a un più accurato approvvigionamento per mezzo degli acquisti operati dalle farmacie e non dalle centrali di acquisto delle Aziende Sanitarie. Favorisce, inoltre, una maggiore appropriatezza nella prescrizione e nell’utilizzo, come risulta dai dati sull’andamento dei consumi”.
Il sindacato interviene anche sul tema dei livelli dei consumi e della relativa spesa: “Occorre svolgere una riflessione seria, scevra di qualsiasi condizionamento. Pur comprendendo le preoccupazioni delle amministrazioni regionali circa la necessità di contenere adeguatamente i profili di spesa, occorre sottolineare che sia la spesa farmaceutica per acquisti diretti che quella “convenzionata” sono inesorabilmente destinate ad aumentare. La prima perché su di essa grava l’acquisto di farmaci innovativi ad alto costo, destinati ad essere impiegati in terapie di medio periodo e quindi particolarmente costose; la seconda perché rivolta ad una ampia platea di pazienti sempre più anziani, la cui aspettativa di vita si allunga proprio in ragione della durata di terapie di lungo periodo, spesso riferite a patologie diagnosticate precocemente. Ebbene esiste un’unica e non praticabile alternativa all’innalzamento della spesa farmaceutica: non curare i pazienti, valutando le inevitabili deleterie conseguenze che si verificherebbero” scrive provocatoriamente il sindacato.
“Oltretutto – conclude la nota - la misura non ha determinato solo un minor esborso per il bilancio pubblico, ma ha anche semplificato e sburocratizzato le procedure per l’accesso ai farmaci da parte dei pazienti cronici, consentendo loro di ritirare i medicinali di cui hanno bisogno direttamente nella farmacia sotto casa, senza doversi recare più volte in farmacia per prenotare il farmaco acquistato dalla ASL e poi ritirarlo nei giorni successivi”.
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