Alimentazione
17 Gennaio 2025Un nuovo studio conferma l'impatto negativo. Lo studio stima che ogni anno le bevande zuccherate siano responsabili di 1,2 milioni di diagnosi di malattie cardiovascolari
Nel 2020 nel mondo il consumo di bevande zuccherate è stato responsabile di 2,2 milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 e 1,2 milioni di nuovi casi di malattie cardiovascolari, pari, rispettivamente, al 9,8% dei casi di diabete e al 3,1% di malattie cardiovascolari.
Un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine conferma l'impatto negativo associandolo ad un aumento delle due problematiche di salute. Lo studio, condotto dagli ricercatori della Gerald J. and Dorothy R. Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, stima che ogni anno queste bevande siano responsabili di 2,2 milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 e 1,2 milioni di diagnosi di malattie cardiovascolari. Secondo i risultati, è necessario adottare scelte alimentari più consapevoli e promuovere campagne mirate di sensibilizzazione.
I risultati evidenziano "un impatto significativo nei Paesi in via di sviluppo, dove l'accesso crescente alle bevande zuccherate si traduce in un aumento rilevante delle diagnosi. Nell'Africa subsahariana, per esempio, si stima che il 21% dei nuovi casi di diabete sia legato al consumo di bevande zuccherate. Percentuale che sale al 24% in America Latina e nei Caraibi, dove le bevande zuccherate contribuirebbero anche a oltre l'11% dei nuovi casi di malattie cardiovascolari", evidenzia la ricerca.
Lo studio ha preso in esame il consumo di bevande zuccherate e l'incidenza del diabete di Tipo 2 e delle malattie cardiovascolari attribuibile a questa abitudine alimentare in 184 paesi tra il 1990 e il 2020 a livello globale, regionale e nazionale, incorporando i dati del Global Dietary Database. A livello globale, i danni delle bevande ricche di zucchero "erano più elevati tra gli uomini rispetto alle donne, tra gli adulti più giovani rispetto agli anziani, tra gli adulti con un livello di istruzione più elevato rispetto a quelli più bassi e tra gli adulti nelle aree urbane rispetto a quelle rurali", conclude lo studio.
Fonte:
https://www.nature.com/articles/s41591-024-03345-4
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