Covid, antivirali in farmacia: semplificazione della dispensazione. Soluzione al vaglio
Aifa e Ministro della Salute lavorano per portare antivirali Covid sul territorio, per semplificazione delle prescrizioni serve una revisione delle procedure di dispensazione
Se il vaccino resta l'arma fondamentale con cui affrontare la fase di contrasto al Covid-19, i farmaci antivirali rappresentano un importante strumento in campo. Su questi, Aifa e Ministero della Salute sono al lavoro verso una «territorializzazione» dell'uso, che consenta la prescrizione ai medici di medicina generale. Il punto, in un Question time alla Camera, è del Ministro Roberto Speranza, ma dalla categoria viene sottolineato che «la semplificazione delle prescrizioni deve essere accompagnata da una revisione delle procedure per la loro dispensazione», mentre dal Gimbe viene invocato un modello gestionale, con anche le farmacie territoriali, che ponga rimedio a «numeri esigui di utilizzo di tali farmaci».
Antivirali contro il Covid: Aifa al lavoro per valutare prescrizione del Mmg
«Paxlovid e Molnupiravir sono in utilizzo nel nostro Paese già dall'inizio di quest'anno» è stato l'intervento di ieri del Ministro della Salute Speranza rispondendo a una interrogazione nel Question time alla Camera. «I livelli del consumo in Italia sono piuttosto simili rispetto a quelli degli altri Paesi europei. Le regole d'uso sono di una somministrazione entro cinque giorni dall'insorgenza dei sintomi e Aifa ha definito chiaramente i criteri per la selezione dei pazienti sulla base della loro fragilità e anche con particolare attenzione alle interazioni con altri farmaci». In una prima fase, continua Speranza «le dosi sono arrivate in Italia in un numero molto limitato, ma ora che ne abbiamo di più a disposizione, stiamo lavorando a una territorializzazione: l'idea è quella di arrivare a consentire la prescrizione anche ai medici di medicina generale proprio per favorire un accesso più capillare. Su questo, ha iniziato a lavorare, già dall'altro ieri, il Comitato tecnico-scientifico dell'Agenzia italiana del farmaco. Io penso che sia la direzione giusta per promuovere una maggiore vicinanza e una più veloce somministrazione di questo farmaco». Al momento, infatti, come è stato sottolineato nella interrogazione, "la distribuzione avviene su base regionale secondo quantitativi individuati e in strutture ospedaliere a ciò deputate. I medici di medicina generale e le Usca individuano e segnalano i pazienti. La segnalazione è fatta allo specialista ospedaliero che, a sua volta, fa la prescrizione in modo che il paziente possa ritirare il farmaco dalla farmacia ospedaliera della struttura che è centro di riferimento individuato dalla regione".
Mandelli: affiancare una dispensazione in farmacie del territorio
«Speriamo che queste decisioni verranno assunte nel minor tempo possibile» è stata la replica di Lisa Noja (IV). «Noi insistiamo perché, oltre al coinvolgimento dei medici di medicina generale, dal punto di vista della distribuzione, si passi alle farmacie territoriali. L'erogazione per loro tramite di questo farmaco aiuterebbe i pazienti ad avere il farmaco più rapidamente». In questa direzione, è stato il commento di Andrea Mandelli, presidente Fofi e deputato responsabile Sanità di Forza Italia, che è stato tra i promotori di una nuova interpellanza bipartisan sul tema al Ministro, «è necessario dare presto concretezza all'Ordine del giorno a mia prima firma, approvato dalla Camera, per la dispensazione degli antivirali nelle farmacie territoriali, senza maggiori oneri per la finanza pubblica. Solo la distribuzione capillare sul territorio consentirà, infatti, a questi medicinali di contribuire in modo efficace a contrastare i contagi e la diffusione del Covid-19». D'altra parte, «gli antivirali sono farmaci sottoposti a cura domiciliare e, come tali, non necessitano di essere gestiti in ambiente ospedaliero. La semplificazione delle prescrizioni degli antivirali Molnupiravir e Paxlovid deve essere accompagnata da una revisione delle procedure per la loro dispensazione. Non possiamo permettere che medicinali così utili arrivino a scadenza negli scaffali degli ospedali». Paxlovid e Molnupiravir scadono rispettivamente "dopo 12 mesi e 18 mesi (report Aifa)" si legge nella Interpellanza. "Si tratta per altro di farmaci a costo elevato: per Paxlovid è prescritto un ciclo di cinque giorni, 30 pillole ad un costo di circa 700 euro, mentre per Lagevrio (Molnupiravir) è previsto un ciclo di 4 capsule ad un costo di circa 650 euro".
Gimbe: c'è sotto-utilizzo di tali terapie. Serve modello capillare
Il tema di un sottoutilizzo degli antivirali, va detto, è stato segnalato da tempo da qualche Regione e ieri a ribadirlo è stato anche Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, che, nell'ambito del monitoraggio della Fondazione sui dati Covid-19 diffuso ieri, ha spiegato: «Il numero dei decessi che non accenna a scendere merita una particolare attenzione: infatti, accanto a fattori epidemiologici non modificabili (età avanzata, comorbidità), esistono determinanti legate al calo dell'efficacia vaccinale sulla malattia grave e al sottoutilizzo dei farmaci antivirali su cui, invece, è possibile intervenire. Come riportato dal Report AIFA "Monitoraggio Antivirali per COVID-19 del 25 marzo 2022" dei trattamenti disponibili per pazienti non ospedalizzati sono state avviate 4.052 terapie con Paxlovid (in 42 giorni), 12.149 con Molnupiravir (in 83 giorni) e 5.100 con Remdesivir (in 83 giorni). Numeri troppo esigui, rispetto alle indicazioni di questi farmaci, raccomandati per tutti gli adulti non ospedalizzati per COVID-19 e non in ossigeno-terapia per COVID-19 con insorgenza di sintomi da non oltre 5 giorni e in presenza di condizioni cliniche predisponenti che rappresentino dei fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave. Il sottoutilizzo di questi farmaci è da imputare alla mancata abilitazione dei medici di famiglia alla loro prescrizione, oltre che all'erogazione esclusiva nelle farmacie ospedaliere e non in quelle territoriali. Considerato che l'accordo 2022 per la fornitura di Paxlovid ammonta a 600mila trattamenti completi (per un totale di 400 milioni di euro), in assenza di un adeguato modello organizzativo in grado di garantire la necessaria tempestività della prescrizione, si rischia concretamente che le scorte rimangano inutilizzate, come già accaduto per gli anticorpi monoclonali».
Per Mmg prescrizione è atto dovuto in situazione endemica
Intanto, anche l'ambito della medicina generale accoglie positivamente le intenzioni del Ministro e di Aifa di una territorializzazione della gestione degli antivirali: «La possibilità di prescrizione degli antivirali contro il Covid-19 da parte dei medici di famiglia è un atto dovuto per la gestione concreta di una pandemia che sta evolvendo verso un'endemia e che continua a rappresentare un rischio per le persone fragili e anziane, sulle quali un intervento terapeutico immediato potrebbe cambiare la storia del paziente» ha detto il segretario generale del sindacato dei medici di famiglia Fimmg, Silvestro Scotti.
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A cura di Redazione Farmacista33
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