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25 Ottobre 2023 Moderna ha annunciato l'avvio della fase 3 per il candidato vaccino mRna-1083, il primo '2 in 1' contro influenza e Covid potrebbe arrivare nel 2025
Il primo vaccino “2 in 1” contro influenza e Covid potrebbe arrivare nel 2025 dall’azienda americana Moderna, che ha annunciato l'avvio della fase 3 del candidato vaccino mRna-1083, all'ultimo step di sperimentazione clinica. Secondo le previsioni, il trial arruolerà circa 8mila adulti nell'emisfero settentrionale. Moderna, si legge nella nota, «continua a puntare a una potenziale approvazione normativa iniziale per il vaccino combinato nel 2025».
Avviato il trial di fase 3 su adulti over 50
Moderna spiega che lo studio di fase 3 valuterà «l'immunogenicità, la sicurezza e la reattogenicità» del nuovo prodotto rispetto a un controllo attivo, ossia rispetto alla co-somministrazione di vaccini già autorizzati contro influenza e Sars-CoV-2. Sono due le coorti indipendenti di adulti sulle quali il candidato vaccino combinato verrà testato: 4mila persone over 65 e 4mila di età compresa fra 50 e 65 anni.
Il trial, prosegue la nota, segue lo studio di fase 1-2 in cui mRna-1083 ha mostrato «una forte immunogenicità contro influenza e Covid-19, con una reattogenicità e un profilo di sicurezza accettabili, rispetto ai vaccini singoli approvati». Più nel dettaglio, il prodotto «ha raggiunto titoli anticorpali di inibizione dell'emoagglutinazione simili o superiori a quelli di entrambi i vaccini antinfluenzali quadrivalenti autorizzati, e titoli anticorpali neutralizzanti Sars-CoV-2 simili al booster bivalente Spikevax».
Secondo Moderna, «mRna-1083 ha il potenziale per ridurre efficacemente il carico complessivo delle malattie respiratorie virali acute, fornendo una protezione simultanea contro i virus dell'influenza e Sars-CoV-2, con una singola iniezione». Il candidato vaccino offrirebbe inoltre «una maggiore comodità» e potrebbe accrescere l'adesione alla vaccinazione, così da arrivare a «una maggiore conformità alle raccomandazioni» sulla quota di popolazione da proteggere. In definitiva, «questo approccio potrebbe apportare benefici alla salute pubblica, aumentando sinergicamente i tassi di copertura contro i virus dell'influenza e Sars-CoV-2».
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