Politica e Sanità
07 Novembre 2023 Assosalute ha promosso un dibattito sulla crisi di sostenibilità del sistema sanitario nell’attuale quadro di riforme politico-istituzionali: a confronto i vertici delle categorie professionali di medici e farmacisti
Criticità e barriere di accesso alla sanità, riforma delle politiche sanitarie, in particolare del territorio con focus sulla prossimità di cura, implementazione do diversi modelli assistenziali e di governance possibili sono stati i temi trattati nel corso di un dibattito “Ssn al bivio: pubblico o privato?” promosso da Assosalute, che ha visto i vertici delle categorie professionali di medici e farmacisti, politici e rappresentanti della società civile, confrontarsi sulla crisi della sostenibilità e della reale capacità di garantire l’universalismo del Servizio Sanitario Nazionale.
Innescare riforma che riequilibri i rapporti fra ospedale e territorio
Il dibattito è stato indirizzato a tracciare uno stato dell’arte delle criticità per poi delineare le diverse modalità di integrazione necessarie per la corretta implementazione dei diversi modelli assistenziali e di governance possibili. “Le nostre analisi rilevano numerose criticità nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale prevista dal DM 77/2022 - ha detto il Presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta in apertura di dibattito. - Dalle differenze regionali nei modelli organizzativi al fabbisogno di personale; dalle modalità di coinvolgimento di medici di famiglia alla carenza di personale infermieristico; dagli ostacoli all’attuazione della telemedicina al carico amministrativo di Regioni e Aziende sanitarie”.
Cartabellotta ha inoltre sottolineato il fatto che i finanziamenti dei contratti dei medici e del comparto e la lotta alle liste d’attesa attingono ai 3 miliardi stanziati dal Governo ma non pareggiano l’inflazione. Inoltre, inflazione e ritardi sulla tabella di marcia fanno sì che con i 15 miliardi del PNRR non si coprono più 1.250 case di comunità ma 936, non più 400 ospedali di comunità ma 304, non più 600 centrali operative ma 524. Resta quindi aperto il tema su come innescare una riforma che riequilibri i rapporti fra ospedale e territorio e riporti negli ospedali di comunità i posti letto tagliati nelle strutture pubbliche.
Medici di famiglia: non si può pensare a un solo pilastro per le cure sanitarie
Nella prima tavola rotonda sono intervenuti per raccontare la propria visione dei territori, Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale Fimmg, Claudio Cricelli presidente Simg. Per Cricelli “non si può pensare a un solo pilastro per le cure sanitarie, ma occorre far convivere sanità pubblica, spesa sanitaria privata intermediata e out of pocket. Posto che servono politiche di integrazione per i tre diversi canali di spesa. – E ha aggiunto: “Quanto alla medicina generale, non si fa con le case di comunità hub. Il 92% dei Mmg sta a meno di 500 metri di raggio per i 92% degli italiani. Si pensi piuttosto a trasformare le case di comunità spoke e i 56 mila studi convenzionati esistenti affinché offrano cure di media intensità e diagnostica. La medicina del futuro è pensata per essere sempre più vicina a fasce di popolazione con bisogni diversi”.
“Va disegnato un modello di medicina generale che si adatti ai territori – è intervenuto Corti - differenziando i bisogni delle metropoli da quelli delle aree sparse, e puntare su un medico che come status giuridico resti a partita Iva”. Corti ha ricordato l’esperienza delle società di servizio della medicina generale in Lombardia: 2,8 milioni di inoculi di vaccino Covid eseguiti, un’imprenditorialità del medico di famiglia da salvaguardare perché, ha concluso Corti, “portare alla dipendenza i medici di famiglia oggi non farebbe un favore alla popolazione”.
Farmacie, primo argine al bisogno di salute senza diseguaglianze regionali
A portare l’esperienza dei farmacisti e delle farmacie sono stati Andrea Mandelli, presidente Fofi, Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma ricordando come 18 mila farmacie private e 1.600 pubbliche si sono messe in gioco senza snaturarsi per offrire servizi alla popolazione in pandemia. “È dal 2005 che ragioniamo sull’incremento dei servizi da offrire alla popolazione – ha ricordato Mandelli. – Abbiamo imboccato una strada che in tempi di pandemia si è rivelata utile. In farmacia il cittadino trova risposte. Si realizza e si amplifica così il sistema sotteso dal decreto ministeriale 77/22 sugli standard dell’assistenza territoriale che si fonda su reti costruite dai professionisti della salute a fianco del cittadino. Una seconda via è codificare meglio ciò che il farmacista può fare per il Servizio sanitario. Oggi ci sono regioni che ci fanno fare le cose previste dalla legge, altre che non intraprendono azioni in grado di portare i cittadini a fruire dei propri diritti. Ci sono differenze oggettive nel nostro territorio. I farmacisti sono pronti a venire incontro alle esigenze del cittadino organizzandosi e aumentando le proprie conoscenze, com’è avvenuto con il corso dell’Istituto superiore di sanità sulle vaccinazioni, al quale hanno partecipato 40 mila colleghi su 105 mila iscritti. Credo che la nostra disponibilità sia la strada da seguire per fare in modo che la parola prossimità non sia solo un termine utilizzato nei convegni. Fofi formerà altri farmacisti e si metterà a disposizione per nuovi servizi, come gli esami in farmacia, in particolare la PCR per far sapere al cittadino se la sua infezione è virale o batterica e porre così un freno all’antibiotico-resistenza”.
“La rete capillare delle farmacie – ha affermato Tobia – intercetta le carenze assistenziali e fa da primo argine al bisogno di salute dei cittadini superando anche le diseguaglianze create da 21 sistemi sanitari regionali diversi. Contare su una farmacia ogni 3 mila abitanti è fondamentale per declinare il concetto di prossimità espresso nel DM 77. In relazione a quel decreto la farmacia convenzionata può fungere da de-moltiplicatore di prestazioni discernendo tra le prestazioni di case di comunità, ospedale, territorio. Si deve però entrare nell’idea secondo cui l’assistenza territoriale è offerta da team multidisciplinari con medici di famiglia, specialisti, infermieri, farmacisti. In questi team il farmacista offre servizi cognitivi, quali la sorveglianza dell’aderenza alle terapie per evitare complicanze ed ulteriori spese per il SSN. La telemedicina è un salvavita offerto ormai da 9 mila farmacie convenzionate, che producono referti in tempo reale e attivano il 118. Il team è la chiave che ci garantisce di adattare l’offerta alle esigenze di salute della popolazione”.
Automedicazione sostiene l’alfabetizzazione sanitaria
L’Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, si è inserita nel dibattito in virtù della esistente collaborazione con i principali referenti per la salute dei cittadini (in prima battuta, medici di famiglia e farmacisti) e delle diverse attività pluriennali portate avanti con i suoi partner per favorire l’alfabetizzazione sanitaria. L’automedicazione intende porsi, infatti, come osservatore privilegiato del dibattito, da un lato sostenendo le professionalità specifiche del farmacista e del medico di famiglia, i primi interlocutori del cittadino in tema di salute, e valorizzando, al contempo, l’importanza di una di un approccio olistico alla salute che, a partire dalla prevenzione, implica l’affermarsi di una responsabilità condivisa affinché tutti possano accedere al sistema pubblico quando serve e possano trovare tempestivamente le risposte ai propri bisogni di cura. “L’impegno di Assosalute, radicato nella sua mission e riflesso nelle diverse attività che portiamo avanti nel corso dell’anno, è aiutare i cittadini nel prendersi cura della propria salute responsabilmente e consapevolmente. Proprio per una questione di responsabilità e consapevolezza, abbiamo invitato qui oggi esponenti politici delle forze di maggioranza e opposizione, a confrontarsi con i referenti della salute dei cittadini per contribuire alla definizione di una futura governance territoriale del SSN e consegnare alle future generazioni una sanità a misura di persona e realmente universalistica”, ha affermato Salvatore Butti, Presidente di Federchimica Assosalute.
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