Politica e Sanità
17 Dicembre 2025I Rapporti sulla salute e sulla cronicità di Cittadinanzattiva fotografano un Ssn in difficoltà sull’accesso alle cure: liste d’attesa fuori controllo, rinunce a visite ed esami, disuguaglianze territoriali e una gestione della cronicità sempre più onerosa per i cittadini

Liste d’attesa fuori controllo, rinuncia alle cure, disuguaglianze territoriali e una gestione della cronicità sempre più onerosa per i cittadini mettono a rischio il diritto alla salute, più ancora della qualità delle prestazioni. È il quadro che emerge dai dati del Rapporto civico sulla salute e del Rapporto sulle politiche della cronicità presentati da Cittadinanzattiva nel corso dell’evento “L’incomprimibile diritto alla salute. Riforme in corso, bisogni in attesa”, svoltosi presso il Ministero della Salute.
Secondo l’analisi delle 16.854 segnalazioni raccolte nel 2024 dai servizi di informazione e tutela dell’associazione, quasi una segnalazione su due (47,8%) riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie.
Le liste d’attesa rappresentano la criticità più grave e trasversale del Servizio sanitario nazionale: per molti esami diagnostici e visite specialistiche i tempi superano ampiamente quelli previsti. In base alle segnalazioni dei cittadini si arriva ad attendere fino a 360 giorni per una TAC torace, 540 giorni per una risonanza magnetica all’encefalo o una visita oculistica, fino a 720 giorni per una colonscopia, con attese che superano i 400-500 giorni anche per numerose prime visite specialistiche.
La verifica sull’attuazione della normativa sulle liste d’attesa, condotta attraverso un’istanza di accesso civico generalizzato alle Regioni, restituisce un quadro frammentato.
Solo otto amministrazioni hanno fornito dati completi e trasparenti, mentre in altri casi le risposte sono risultate parziali o del tutto assenti, confermando come l’accesso tempestivo alle cure dipenda ancora in larga misura dalla Regione di residenza. Anche i dati della Piattaforma nazionale Agenas mostrano criticità rilevanti: solo il 40,6% delle prestazioni diagnostiche e il 34,5% delle visite specialistiche viene accettato alla prima data proposta dal Cup, e il rispetto dei tempi massimi è garantito solo per circa metà delle prestazioni.
Sul fronte della prevenzione, le segnalazioni risultano in calo ma il tema resta centrale. I cittadini continuano a segnalare difficoltà legate alle vaccinazioni ordinarie, agli screening oncologici, in particolare mammografico, colon-retto e cervice uterina, e alle vaccinazioni anti-Covid. Disagi che incidono sull’adesione ai programmi preventivi e che rischiano di ampliare ulteriormente le disuguaglianze di salute, soprattutto nei territori dove l’offerta è meno accessibile o meno organizzata.
Particolarmente critico il quadro che riguarda la cronicità e le malattie rare. Dal Rapporto sulle politiche della cronicità emerge che l’83,6% dei pazienti indica nei tempi di attesa eccessivi la principale difficoltà e oltre il 55% dichiara di aver rinunciato almeno a una visita o a un esame negli ultimi dodici mesi per indisponibilità della prestazione nel Servizio sanitario nazionale. L’85,9% ha sostenuto spese di tasca propria, spesso per farmaci, integratori e visite specialistiche, rendendo la presa in carico sempre più gravosa per chi vive condizioni economiche fragili. Per i pazienti rari, oltre il 43% è costretto a spostarsi in un’altra Regione per ricevere cure adeguate e più di due terzi segnalano ancora lunghe attese per prestazioni e visite.
Un ulteriore elemento di criticità riguarda l’assistenza domiciliare integrata, dove i dati raccolti da Cittadinanzattiva evidenziano una trasparenza insufficiente e forti disomogeneità territoriali. Solo una parte dei cittadini che ne ha bisogno riesce ad accedere al servizio, con tempi di attivazione variabili e un coordinamento tra sanitario e sociale giudicato insufficiente da oltre il 40% dei pazienti coinvolti.
Alla luce di questo scenario, Cittadinanzattiva richiama la necessità di un cambio di passo nelle politiche sanitarie, a partire dall’adozione di un nuovo Piano sanitario nazionale e da una piena attuazione delle riforme in corso. “Chiediamo a istituzioni e professionisti di ritornare a dibattito unitario in cui privilegiare la partecipazione, le interconnessioni e la sinergia per dare nuovo ossigeno ad un concetto di salute basata sulle persone, siano essi professionisti che cittadini”, ha detto Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva.
Un appello rilanciato con forza dalla Fofi, che ha contribuito al Rapporto insieme a Fnomceo, Fnofi, Fnopi: "Per garantire il diritto alla salute servono integrazione e lavoro di squadra tra professionisti sanitari e Istituzioni" afferma il presidente Andrea Mandelli intervenendo all’evento al Ministero della Salute all'evento
“Invecchiamento della popolazione, cronicità, disuguaglianze territoriali e nuove fragilità sociali richiedono una governance condivisa, fondata su integrazione delle competenze, ascolto reciproco e lavoro di squadra. Le riforme di cui oggi discutiamo produrranno effetti reali solo se saranno accompagnate da relazioni solide tra chi progetta, chi cura e chi vive ogni giorno il sistema sanitario. Le politiche giuste non nascono soltanto da buone norme o da adeguati finanziamenti: nascono e si realizzano grazie alle persone”, ha aggiunto il presidente della Fofi.
“Un ringraziamento a Cittadinanzattiva che con le sue indagini e il presidio quotidiano dei territori, restituisce una fotografia puntuale della sanità italiana e dà voce ai bisogni reali delle persone. I farmacisti sono pronti a fare la loro parte, come presidio sanitario di prossimità e come nodo centrale di una rete interprofessionale capace di dialogare con i cittadini, le Associazioni e le Istituzioni a tutti i livelli. Solo così il diritto alla salute può essere garantito concretamente. E solo così le riforme possono trasformarsi in risposte credibili ai bisogni delle persone”, ha concluso Mandelli.
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