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20 Settembre 2023 Prove crescenti hanno suggerito un ruolo della lipoproteina(a) sia nella malattia cardiovascolare aterosclerotica che nella stenosi aortica
Il rischio di eventi cardiovascolari, nonostante l’ottimale riduzione della concentrazione di colesterolo lipoproteico a bassa densità, supporta la necessità di sviluppare nuove terapie che modifichino ulteriori fattori di rischio coinvolti nella patogenesi della malattia cardiovascolare aterosclerotica. Prove crescenti hanno suggerito un ruolo della lipoproteina(a) sia nella malattia cardiovascolare aterosclerotica che nella stenosi aortica.
Relazione tra lipoproteina A e rischio cardiovascolare
Le osservazioni degli studi di coorte e genetici associano direttamente l'aumento dei livelli di Lp(a) con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. In particolare, la valutazione di 460.506 partecipanti della UK Biobank, con un follow-up mediano di 11,2 anni, ha dimostrato una relazione lineare tra le concentrazioni di Lp(a) e la malattia cardiovascolare aterosclerotica, con un rapporto di rischio di 1,11 per incremento di 50 nmol/L della concentrazione di Lp(a). La stima della riduzione della Lp(a) necessaria per ridurre gli eventi avversi cardiovascolari maggiori, effettuata dal Copenhagen General Population Study, suggerisce che una riduzione della Lp(a) di 50 mg/dL, entro un periodo di 5 anni, ridurrebbe potenzialmente il rischio di eventi di malattie cardiovascolari del 20% in prevenzione secondaria.
Nuove terapie inibiscono la produzione epatica di apo(a)
Le terapie parenterali che inibiscono la produzione epatica di apo(a) attraverso un’azione sugli acidi nucleici, hanno dimostrato un'efficace riduzione della Lp(a) e una buona tollerabilità. Tuttavia, la necessità della somministrazione parenterale può rappresentare un potenziale ostacolo alla loro diffusione. È stato così realizzato il primo studio clinico di fase 1 sull’uomo per determinare la sicurezza, la tollerabilità, la farmacocinetica e gli effetti farmacodinamici del muvalaplin, il primo farmaco orale che inibisce la formazione di Lp(a) interferendo con il legame di apo(a) con apo B100. Lo screening dei partecipanti è iniziato nell'agosto 2020 e la visita di follow-up finale è stata condotta nel novembre 2021. Allo studio sono stati arruolati un totale di 114 partecipanti (55 nel gruppo a dose singola crescente e 59 nel gruppo a dose multipla crescente). Di questi partecipanti, 89 sono stati trattati con muvalaplin e 25 con placebo.
Muvalaplin riduce fino al 65% i livelli di Lp(a)
I risultati hanno dimostrato che la somministrazione di muvalaplin era sicura per un massimo di 14 giorni e non era associata a problemi di tollerabilità o ad eventi avversi gravi. La somministrazione giornaliera ha prodotto una riduzione dose-dipendente della Lp(a) fino al 65% entro il 14° giorno. Inoltre, livelli ridotti di Lp(a), rispetto al basale, sono persistiti fino a 50 giorni dopo l’ultima somministrazione. Nei partecipanti con livelli elevati di Lp(a), il trattamento con muvalaplin alla dose più alta ha prodotto nel 93% dei partecipanti livelli minimi di Lp(a) pari o inferiori a 50 mg/dl, alla fine del periodo di trattamento di 14 giorni. Saranno necessari studi più lunghi e più ampi per valutare ulteriormente la sicurezza, la tollerabilità e l’effetto della muvalaplin sui livelli di Lp(a) e sugli esiti cardiovascolari.
Fonte:
https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2808864
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